mercoledì, agosto 11, 2021

L’origine e cause della povertà delle nazioni: tassa / imposta sui colossi del web.

Il post del 22 maggio iniziava con un riferimento alla proposta del segretario del PD Enrico letta, di ripristinare la tassa / imposta di successione per finanziare un bonus di 10.000 euro da dare ai giovani.

È stato il “pretesto per riflettere” su cosa sono le tasse e cosa sono le imposte.

Che cosa poi ci faranno i giovani con questi 10.000 euro io non l’ho capito.

La proposta Letta è piccola cosa rispetto all’accordo raggiunto dal G7 per una tassa / imposta per le grandi multinazionali.

Queste decisioni “globali” possono provocare danni immensi. Possono minacciano la democrazia, perchè diventano il “tarlo” che corrode i principi di libertà e progresso.

I toni sulla stampa nazionale, commentando l’accordo, sono spesso trionfali. Finalmente i super ricchi, i padroni delle multinazionali, pagheranno le tasse e i governi potranno distribuire quello che incassano ai poveri con servizi migliori e più efficaci piani di assistenza.

L’adozione di una tassa globale presenta aspetti applicativi non indifferenti perché è necessaria la trasparenza di tutte le transazioni e la tracciabilità i dei flussi finanziari tra tutte le nazioni del mondo. Al momento si valuta che sono più di 130 paesi che dovrebbero essere coinvolti in questa grande operazione di tassazione globale. Le grandi multinazionali sarebbero più di 100.

Chi è interessato ad avere un “quadro” globale sulla futura global tax può scaricare il documento sul sito dell’OECD https://www.oecd.org/tax/beps/brochure-addressing-the-tax-challenges-arising-from-the-digitalisation-of-the-economy-july-2021.pdf

I governi negli ultimi 10-15 anni hanno adottato, dopo la crisi finanziaria del 2008 e la successiva crisi economica, piani di finanziamento pubblico imponenti. Hanno immesso nel sistema economico una massa di liquidità impressionante. L’obiettivo era quello di far ripartire l’economia mondiale facendo crescere il PIL. Gli stati più virtuosi hanno utilizzato questi soldi per investimenti produttivi. In altri stati tra cui l’Italia, governi deboli, hanno perseguito politiche rivolte ad accrescere il consenso popolare. Una gara a chi la “sparava” più grossa. Basta tassa sulla casa es. abolizione dell’ICI o IMU; anticipazione al reddito da pensione, es. “quota 100”; welfare per i giovani, es. “reddito di cittadinanza”; una pioggia di agevolazioni fiscali per spese su investimenti, dalla detraibilità degli ammortamenti ai vari “bonus” di cui ormai abbiamo perso il conto sia per settori convolti, dal recente acquisto per i televisori al 110% per le ristrutturazioni “ambientali” degli edifici.

I governi, sia quelli virtuosi sia per quelli tipo “cicala” si stanno rendendo conto che devono elaborare piani di “rientro” finanziari, perché nel lungo periodo si corre il rischio di un dissesto globale dalle conseguenze drammatiche.

Economia globale uguale a tassazione globale diventa, pertanto, una equazione inevitabile.

Mi pongo un quesito, mosso da principi economici liberali, è equo che ogni attività produttiva con una diffusione globale in un mondo globale, che genera profitto, sia soggetta a tassazione?

La “global tax” può diventare lo strumento della anti globalizzazione perché le scelte imprenditoriali saranno condizionate dai differenti sistemi fiscali dei singoli paesi (vedi “secondo pilastro” della proposta).

La globalizzazione, pur con tante contraddizioni e tanti limiti, ha determinato una crescita senza precedenti, se ora la rinneghiamo vuol dire che si tornerà ad adottare politiche protezionistiche e dal protezionismo all’autarchia il passo è breve, molto breve.

In un mondo globale la distribuzione della ricchezza non deve realizzarsi mediante politiche fiscali, che tanto piacciono ai burocrati, ma utilizzando gli strumenti dell’economia sociale. Dobbiamo dare operatività concreta alle tante autonome organizzazioni mondiali per intervenire sulle diseguaglianze. I governi sono troppo condizionati dalle lobbie che le sostengono.

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