In questi giorni alcuni gravi fatti di cronaca mettono in evidenza il grave problema dei cani randagi. Chi è stato in alcuni regioni del Sud Italia, anche solo come semplice turista, negli ultimi anni si è senz’altro imbattuto in gruppi di cani che vagano per i paesi e per le campagne. Personalmente in Puglia durante un soggiorno estivo ricordo perfettamente il continuo passaggio di un gruppo di cani vicino alla casa nella quale ero ospite.
È facile che 2-3 cani, all’inizio innocui, possono diventare con il tempo “un branco” di 6-10 animali. Non credo di scomodare grandi principi di etologia affermando che nel momento in cui si forma “il branco” scatta anche il concetto di “territorio”. Il gruppo di animali deve trovare le risorse alimentari in un’area delimitata che deve essere costantemente sorvegliata per evitare l'ingresso di “estranei”. Il bambino, il turista non sono altro che degli intrusi che possono rappresentare un pericolo per il branco ed ecco allora che scatta la “naturale” aggressività dell’animale come componente del branco.
Il cane da animale “domestico” che condivide uno spazio, un ambiente, con l’uomo diventa invece un “competitore” e perde a mio avviso la “domesticità”.
Capite bene che evitare tutto questo è possibile, ma tutti devono fare la loro parte, cittadini ed autorità. Come al solito si assiste allo “scarica barile” delle responsabilità come l’intento di arrivare alla solita equazione tutti sono responsabili e quindi nessuno è colpevole.
Colpevole è colui che abbandona un cane, cacciandolo dalla casa, e quindi tradisce in questo modo la devozione dell’animale per l’ambiente domestico; colpevole è l’autorità che non provvede alla cattura degli animali abbandonati e per prima cosa sterilizza le femmine per impedire la formazione dei “branchi”.
Abbiamo leggi efficaci che prescrivono l’uso del micro cip per l’identificazione degli animali, e qualunque autorità può verificare se l’animale è in “regola” oppure no, basta un semplice lettore. Queste norme applichiamole e facciamole rispettare.
Si stima che ci siano nelle regioni del sud più di 600 mila randagi e questo è diventato un problema di non facile gestione perché è ovvio che una popolazione di questa entità è difficile da controllare.
Sino ad ora la cronaca ha riportato fatti di “aggressioni”, ma vi dirò che sono molto più preoccupato per gli aspetti sanitari. I cani sono portatori di gravi malattie per l’uomo, la più “famosa” di tutte è la rabbia ma ci sono moltissime forme di parassitosi quindi possiamo anche aspettarci nel breve un allarme “sanitario” che diventerebbe non meno pericolo degli attacchi di questi giorni.
In questo contesto gli amministratori locali dovranno intervenire con fermezza operando una cattura degli animali e procedere alla sterilizzazione delle femmine. Si dovrà anche prevedere piani mirati di abbattimento per gli animali malati. Le stesse amministrazioni dovranno dare piena attuazione alle leggi in vigore e controllare se gli animali in possesso ai cittadini sono identificati o no, in caso contrario sanzioni severe.
Se si opererà con tempestività e rigore in qualche anno il Sud sarà come il Nord. Speriamo !!!