martedì, maggio 29, 2012

Il finanziamento pubblico ai partiti ? risposta NO


Gli attuali partiti devono dimostrare di possedere gli strumenti per "rigenerarsi", ovvero diventare soggetti nuovi, competenti, innovativi, propositivi, vicini alle difficoltà della gente, stimolare la partecipazione delle componenti più "sane" della società.
Essere i portatori di una etica del "servire per il bene dello Stato" e non dell'essere detentori di privilegi ignobili.
(Occorre riflettere sul caso Parma).
Occorre risolvere il problema alla radice.
Operando in modo semplice e trasparente, ovvero:
1° abolizione del finanziamento pubblico.
2° i partiti politici devono essere Associazioni riconosciute sulla base delle leggi attuali (perché farsi un vestito che cambia come la moda?).
3° I cittadini che si iscrivono al partito sono tenuti al pagamento di una quota.
4° l'importo della quota è deciso dall'assemblea degli iscritti o loro delegati come sarà stabilito dallo statuto che ciascun partito (Associazione) si darà.
5° nessun limite all'importo del contributo con il vincolo che può essere fatto solo da persone fisiche.
6° il contributo / quota iscrizione è da considerarsi una "liberalità"
7° il contributo / quota iscrizione non può essere in forma anonima
8° ogni anno, il partito (associazione), pubblica l'elenco di coloro che hanno versato contributi riportando oltre i dati anagrafici anche l'importo versato.
9° il partito (Associazione) è tenuta a redigere il bilancio come tutte le associazioni ed è soggetto a tutte le forme di controllo previste dalla legislazione attuale.

Devono essere gli iscritti i primi ad esercitare il "controllo", se il Partito dimostra di saper spendere bene ed onestamente i soldi che riceve non ci saranno problemi.

Parmigiano – Terremoto – vendita diretta una altra catastrofe


La vendita di formaggio “terremotato” provocherà più danni del terremoto stesso e vi spiego il perché.
La Coldiretti per l’ennesima volta da prova di quali “guasti” reca all’agricoltura.
Sul Corriera della sera di domenica 27 maggio a pag. 23 sotto i, titolo cubitale “Grandi sforzi e difficoltà ma gli aiuti funzionano” è riportato un riquadro dal titolo: “Dopo i crolli Prime vendite di Parmigiano” e si scrive: “C’è stata una vera gara di solidarietà alla prima vendita dei 12 milioni di chili di Parmigiano Reggiano recuperato dai magazzini di stagionatura distrutti da terremoto (foto Ansa)”. Lo rende noto la Coldiretti che quantifica danni per 250 milioni di euro per il solo settore agroalimentare.
Osservazioni a questa tale citazione:
1.   …prima vendita dei 12 milioni di chili...", ma ci si rende conto di che entità si parla? Un po’ di dati:
a.   Ogni anno si producono ca. 3 milioni di forme
b.   Sono ca. 6 milioni le forme nei magazzini perché si vende formaggio a differente stagionatura
c.   Il consumo annuo è di ca. 100 mila tonnellate ovvero 100 milioni di chili.
d.   Un abitante consuma ca. 1,5 chili di formaggio all’anno.
e.   La grande distruzione vende ca. il 70 % di tutto il Parmigiano.
f.    La distribuzione tradizionale ca. il 19 %.
g.   La “vendita diretta” non più del 2% tradotto in chili diciamo 2 milioni di chili.
h.   12 milioni di chili corrispondono a ca. 300 mila forme ovvero il 10% di tutto il formaggio prodotto ed il 5% di quello presente nei magazzini.
2.   …recuperato dai magazzini distrutti..”, ma come si possono dire certe scemenze, 300 mila forme sono 10 mila tonnellate. Un autotreno può trasportare diciamo 20 tonnellate, insomma si tratta di 500 camion che avrebbe trasportato tutta questa merce in una settimana. Non può che essere una “bufala”.
3.   La foto. Da giorni e giorni è sempre la stessa, cambia l’inquadratura, il dettaglio ecc. La stessa forma crepata, siccome ce n’è una lo sono tutte ? dove sono le altre 299.999 forme “distrutte”.

Da queste osservazioni si può facilmente capire come è impossibile vendere direttamente 12.000.000 di chili di formaggio se in un anno attualmente se ne vendono solo 2 milioni e dico in un anno intero.
Le conseguenze sul mercato
L’immissione di una così rilevante quantità di formaggio provocherebbe un “tracollo” delle quotazioni di mercato già oggi in forte calo rispetto all’anno scorso (vedi quotazioni).
Il formaggio venduto direttamente (sempre che sia tecnicamente possibile) provocherebbe un forte calo di vendite nella grande distribuzione con la conseguente riduzione della domanda complessiva e quindi una ulteriore contrazione delle quotazioni.
In pratica ad un momentaneo vantaggio, determinato dalla vendita diretta a prezzi maggiori di quelli attuali, seguirebbe un periodo di forte calo delle quotazioni e conseguentemente nell’anno la perdita sarebbe molto maggiore rispetto ad una situazione “normale”.

È questo che la Coldiretti non capisce. Non è con la solidarietà ingannevole da terremoto che si risolvono i problemi di mercato di questa produzione di pregio.