lunedì, gennaio 18, 2010

Liberalizzare le rette universitarie

Francesco Giavazzi su “la Voce.info” propone la rimozione dei vincoli normativa che impediscono alle Università di aumentare le rette.

La proposta è condivisibile ma deve far parte di una più organica revisione delle modalità di finanziamento dell’Università. Il costo di 7 mila euro è un dato medio. Credo che il costo presenti una variabilità molto accentuata da Ateneo ad Ateneo da Facoltà a Facoltà. Un altro aspetto importante che influenza il costo medio è il numero di studenti “fuori corso”, questi si possono considerare come studenti “finanziatori”. Non utilizzano docenti e strutture e continuano a pagare.

Il “costo” andrebbe calcolato non sugli studenti iscritti, ma sui laureati. Teniamo presente la drammatica percentuale degli abbandoni tra il 20 e il 30% sugli iscritti al 1° anno.

Se si vogliono “liberalizzare” le tasse di iscrizione si dovrebbe mettere un tetto alla durata dell’iscrizione nell’Università. Ci sono studenti che risultano iscritti in corsi triennali da oltre 6 anni. È giusto prevedere eccezioni per particolari situazioni, es studenti lavoratori, problemi di salute, ecc, ma per la maggior parte va posto un limite. Il processo formativo nell’Università deve tener conto del processo di apprendimento. Il ministero ha posto limiti cogenti nel numero di esami per il conseguimento della laurea, ma sappiamo che ogni insegnamento, in molte Università è ridotto ad uno spezzatino di moduli e per ciascuno e prevista una prova scritta e orale. In questo contesto i tempi si allungano, meglio per le Università peggio per gli studenti che continuano a pagare..