martedì, luglio 29, 2025

Etica dell’agricoltura o etica dell’agricoltore? Una riflessione tra economia, filosofia e realtà produttiva

Da un intervento al Food Festival del 2014 che, ritengo, essere assai attuale.

Premessa

Una parte del mondo agricolo ha spesso lo sguardo rivolto al passato e alle tradizioni. E' sufficiente prendere in considerazione la grande enfasi e importanza che si assegna alle produzioni IG (Indicazioni Geografiche).

Gli agricoltori delle produzioni IG vengono considerati veri detentori dei modi "naturali" del produrre, e assumerebbero, di conseguenza, comportamenti inevitabilmente "etici", in quanto l'atto stesso del produrre avviene in un contesto di rispetto della "natura", in un'ottica di società solidale. Il motto tanto usato - o forse abusato - è quello della "sostenibilità". 

A questi agricoltori si contrapporrebbero altre figure che potremmo definire "finanziarie", ovvero profittatori, sfruttatori delle risorse naturali e quindi responsabili dei tanti, troppi disastri. 

Ma, ha senso insistere su tale dicotomia? Una simile contrapposizione non porta ad alcun risultato. Questo intervento affronta l'impegnativo tema di un'etica dell'agricoltore, e non tanto quello di una "agricoltura etica". 

L'etica, appartiene all'uomo, non a un sistema.

1. Introduzione

La produzione di beni primari destinati all’alimentazione umana è da considerarsi la prima vera attività economica nella storia dell’umanità. Segna il passaggio dall’uomo nomade e pastore all’uomo agricoltore, cioè alla civiltà stanziale. Proprio da questa consapevolezza — che produrre cibo è attività economica — prende forma la scienza economica.

Il premio Nobel Amartya Sen, nel suo saggio Etica ed economia, illustra efficacemente l’origine di questa scienza, individuando due matrici fondamentali: una di tipo etico, che risale ad Aristotele, e una ingegneristica, più recente, che si sviluppa a partire dagli studi di Léon Walras (Sen, p. 9).

2. Economia ed etica

Senza addentrarci nella complessità dei modelli economici, ricordiamo che l’economia è una scienza sociale: studia comportamenti collettivi che non sono sempre la semplice somma di quelli individuali. Ecco perché nutro molte perplessità sull’idea che l’economia possa ridursi a una scienza modellistica. Ogni giorno leggiamo previsioni e dinamiche proposte da centri di ricerca economica, basate su modelli spesso molto distanti dalla realtà concreta.

Un’economia fondata sull’etica si interroga su come perseguire la ricchezza per raggiungere il benessere, che non coincide necessariamente con l’accumulazione materiale. Come scrive Adam Smith nella Teoria dei sentimenti morali: “Cosa si può aggiungere alla felicità dell'uomo che è in salute, non ha debiti e ha la coscienza pulita? Per uno in tale situazione, ogni aggiunta di fortuna può essere giustamente giudicata superflua, ed esaltarsi per un simile evento è segno della più frivola leggerezza. Tuttavia, questa situazione può essere benissimo definita come lo stato naturale e ordinario dell'umanità. Nonostante l'attuale miseria e depravazione del mondo, tanto giustamente lamentata, questo è realmente lo stato della maggior parte degli uomini. Perciò la maggior parte degli uomini non può trovare una grande difficoltà nel condividere la felicità che altri provano nel raggiungere una tale situazione.”

3. Etica dell’agricoltore o agricoltura etica?

Qui si pone la questione centrale: dobbiamo parlare di etica dell’agricoltore o di agricoltura etica?

Nel primo caso, è il singolo agricoltore a muoversi eticamente per conseguire benessere; nel secondo, è l’intero sistema agricolo, cioè un insieme di soggetti organizzati secondo norme, a produrre ricchezza e benessere.

È una distinzione sostanziale. L'etica individuale si fonda sulla responsabilità personale; l’etica sistemica richiede coerenza collettiva.

4. La terra non è una macchina

Già nel 1820, Thomas R. Malthus descriveva la terra come un dono della natura, non assimilabile a una macchina industriale. La sua riflessione sulla disuguaglianza di qualità tra terreni resta attualissima:

La terra è stata talvolta paragonata a un'enorme macchina, che la natura ha donato all'uomo per la produzione degli alimenti e delle materie prime; ma per rendere più preciso il paragone, nei limiti in cui è possibile farlo, dovremmo considerare il suolo come il dono fatto all'uomo di un gran numero di macchine, tutte suscettibili di progressivi miglioramenti attraverso l'impiego di capitale, pur possedendo qualità e capacità assai diverse. 

Questa grande disuguaglianza di capacità tra le macchine utilizzate per ottenere i prodotti del suolo costituisce uno dei tratti distintivi più notevoli della terra come meccanismo produttivo rispetto alle macchine utilizzate nelle fabbriche.

Quando nelle manifatture si inventa una macchina, in grado di fornire maggiori quantità di prodotti finiti con meno lavoro e capitale, se non vi è un brevetto, o non appena il brevetto è scaduto, sarà possibile costruire un numero di esemplari di questa macchina sufficiente a soddisfare l'intera domanda e a sostituire completamente l'uso delle vecchie macchine. La naturale conseguenza è, che il prezzo si riduce al livello del prezzo dei prodotti ottenuti dalle macchine più efficienti, e se il prezzo dovesse cadere più in basso, la merce verrebbe completamente ritirata dal mercato.

Le macchine che producono grano e materie prime, al contrario, sono doni della natura, non opera dell'uomo; e constatiamo, per esperienza, che questi doni hanno qualità e capacità molto diverse. Le terre più fertili di un paese, quelle che, al pari delle macchine più efficienti nelle fabbriche, danno il massimo di prodotti con il minimo di lavoro e capitale, non risultano mai sufficienti, a soddisfare la domanda effettuale di una popolazione che aumenta....

David Ricardo confermava la lucidità di questa analisi. A differenza della fabbrica, il sistema agricolo è soggetto a limiti naturali insormontabili. Ed è proprio in questo contesto che l'agricoltore etico si muove: consapevole di questi limiti, ma capace di trasformarli in opportunità.

5. Il sistema produttivo e il ruolo dell’imprenditore

Nel linguaggio contemporaneo, ogni impresa agricola è un sistema, con input (terra, lavoro, capitale), un processo produttivo (organizzato dall’imprenditore) e output (beni alimentari).

Questo sistema è costantemente sottoposto a vincoli ambientali, normativi, sociali. L’equilibrio con l’ambiente non è mai pienamente raggiunto — e proprio per questo è possibile il progresso, inteso come miglioramento continuo delle condizioni di vita.

L’imprenditore agricolo ha un ruolo fondamentale: è colui che combina i fattori, affronta i rischi e produce beni. Il suo operato ha una finalità etica: creare benessere sostenibile.

6. L’individuo e l’aggregato

Passiamo considerare l'uomo come un atomo, ci sono forze di attrazione, sulle quale non possiamo addentrarci in questa trattazione, che come spingono gli atomi ad unirsi per formare le molecole, ovvero materiali nuovi e ben diversi dagli atomi originali, così spingono gli uomini all'aggregazione. Perdono la loro individualità realizzando strutture sociali complesse, mi riferisco a corporazioni, classi sociali, associazioni, cooperative, movimenti, ecc..

Gli uomini, però, in queste strutture sociali non perdono la loro individualità, ovvero l'atomo resta, e anche l'etica fa riferimento al singolo individuo.

Anche Marx, a suo modo, fondava la “lotta di classe” su una visione etica del singolo che persegue un fine comune.

Se la scienza economica ai suoi albori e i padri fondatori come A. Smith – Malthus - Ricardo affrontano il problema di come il singolo possa perseguire la ricchezza e come la ricchezza della società sia data dalla sommatoria delle singole ricchezza oggi, grazie a studi approfonditi, sappiamo che le strutture nelle quali gli uomini si aggregano hanno una loro "autonomia" sono cioè dei sistemi nuovi e di conseguenza la visione etica non si basa più sul singolo individuo ma sul comportamento di tutti gli individui come se questi agissero all'unisono.

Questa profonda evoluzione del pensiero ci porta alle definizioni che oggi sono ben note, come "finanza etica", "banca etica", "industria etica" e si potrebbe continuare per arrivare alla "agricoltura etica".

Siccome l'etica ha come obiettivo il perseguimento del benessere, nel momento in cui si fa riferimento ad un intero aggregato di individui come non poter considerare la solidarietà e contemporaneamente la sostenibilità.

Nel momento in cui non considero più l'individuo ma l'aggregato è ovvio che il mio benessere deve tener conto del benessere degli altri, di tutti gli altri nello stesso momento, ed è per questo che all'interno di un sistema (vincoli esterni) tutto deve essere sostenibile nel senso che il mio benessere è condizionato anche da quello degli altri.

7. Agricoltura etica: tra solidarietà e sostenibilità

L’etica, intesa come ricerca del benessere, richiede che il benessere del singolo tenga conto di quello degli altri. In un sistema di vincoli (naturali, economici, normativi), la sostenibilità è condizione imprescindibile del benessere.

Questo implica rivedere l’idea tradizionale secondo cui l’uomo ha bisogni illimitati. Oggi, quei bisogni devono fare i conti con risorse limitate, ambienti fragili, e responsabilità condivise.

In sintesi. In presenza di vincoli il benessere è pertanto limitato e quindi non è più valido il concetto che l'uomo (come individuo) ha bisogni illimitati e quindi tende a consumi illimitati.

8. I limiti dell’agricoltura etica

Gli studi di Thompson e Kaplan (Enciclopedia di Etica Alimentare e Agricola) danno valore al concetto di “agricoltura civica” o “sociale”. Ma l’agricoltura etica non può essere ridotta a un contesto assistenziale o didattico.

Fattorie didattiche, filiere a km0, produzioni biologiche, cooperative sociali sono esempi virtuosi, ma insufficienti. La nuova PAC tenta di promuovere questa visione, ma spesso lo fa in modo coercitivo, legando l’adesione a standard etici al ricevimento di sussidi.

Un’agricoltura eccessivamente regolata rischia di ridurre la produzione, aumentare la scarsità e portare a nuova indigenza, principalmente per due ragioni: 

  • la scarsità naturale: le terre fertili sono limitate, come già osservava Malthus;
  • la rigidità normativa: i disciplinari (es. DOP) impongono vincoli spesso eticamente discutibili, che scoraggiano l’innovazione.

Tutto ciò porterà a differenziare l’offerta di quei prodotti alimentari che hanno costi di produzione più alti. Così facendo però dobbiamo attentamente prendere in considerazione quanto scritto da Adam Smith, nella Ricchezza delle Nazioni, quando denunciava già nel Settecento gli effetti negativi dell’intervento statale sul commercio dei grani: “Tutto quello che artificialmente inalza il prezzo dei beni o ne regolamenta l’offerta nel lungo periodo ne riduce la produzione e quindi impedisce il progresso e l’innovazione. Troppe risorse vengono destinate al mantenimento dello status quo. Carenza di grano in Francia (ai tempi dell’autore) ed abbondanza nel regno Unito nonostante i terreni siano più fertili in Francia che nel Regno Unito”.

La PAC, a volte, replica gli stessi errori: irrigidisce i sistemi invece di stimolare l’innovazione.

9. Conclusione

L’etica dell’agricoltore non si fonda sul rispetto meccanico delle norme, ma su una conoscenza profonda della terra, intesa come dono e non come macchina.

Per l'agricoltore etico la tradizione, la produzione biologica, il "prodotto tipico" non esistono nel significato che gli diamo attualmente per il semplice motivo che egli produce sulla base delle conoscenze ed esperienze che gli derivano dall'utilizzo della terra, una "macchina" maltusiana.

La terra è un dono e l'agricoltore lo sa.

Ogni produzione dell'agricoltore etico è il risultato sapiente della combinazione di tradizione (modo naturale di produrre) e innovazione (rendere più fertili le terre).

L'innovazione NON si fa con le norme e le leggi, l'agricoltore etico non ha bisogno di regole repressive, egli è colui che organizza un sistema che tende continuamente ad essere in equilibrio.

Per l'agricoltore etico il passato è la terra sulla quale egli costruisce il suo futuro nel più assoluto rispetto perché sa perfettamente che se il suo operare dovesse alterare la terra distruggerebbe il suo futuro.

Lasciamolo lavorare in pace, la società godrà dei sui frutti e sarà più felice.