domenica, agosto 09, 2009

La “fiducia”, ma Berlusconi sa di che cosa parla?

Il premier Berlusconi continua a ripeterci che la “crisi” nella quale siamo caduti è causata dalla mancanza di “fiducia”. In realtà nulla sarebbe cambiato in questo mondo e se noi continuiamo a comportarci come sempre tutto si risolve in un “battibaleno”.

Quest’estate sto leggendo i bei 12 tomi editi dal “Il Sole 24 Ore”, Storia della economia mondiale, a cura di Valerio Castronovo.

Nel vol. 6 a pagg. 497-518 il saggio di Alain Payrefitte si intitola “L’etica degli affari e il principio della fiducia”. Potete ben capire come tale lettura stimola la riflessione soprattutto se abbinata alle berlusconiane parole.

Il saggio si riferisce all’epoca della “Rivoluzione industriale inglese” e si chiede come mai tutto ha avuto inizio in Inghilterra, ovvero quel processo così complesso che è considerato come l’inizio della nostra era di progresso e ricchezza. Il saggio ha un carattere potrei affermare di tipo epistemologico interrogandosi “sul mito dell’attimo creatore come se fosse davvero indispensabile far risalire un processo tanto complesso, come quello che didatticamente chiamiamo “Rivoluzione industriale” ad un evento specifico.

L’analisi condotta dall’autore si sofferma sul pensiero di Francois de la Rochefoucoult e nel pargrafo intitolato “Una religione della fiducia” cosi scrive.

Francois de la Rochefoucoult stabilisce un collegamento tra lo spirito di libertà e responsabilità economica e il carattere delle istituzioni religiose o politiche. Certo, egli proviene da un paese in cui lo spirito philosophique lo predispone, nel confrontare cattolicesimo e anglicanesimo, a una preferenza per quest’ultimo; ma la sua analisi va al cuore del problema: In Inghilterra la religione si caratterizza per la leggerezza degli obblighi e dei divieti dell’autorità, a vantaggio della fiducia nella responsabilità spirituale di ciascun individuo: “Non credono né autorità che Dio ha donato al Papa quale capo della chiesa, né all’intercessione dei santi, né al potere dei sacerdoti di rimettere i peccati”.

Niente latino: tutti devono poter capite: “Tutto quello che si legge, che si legge e che si predica, è in inglese, in modo da essere accessibile a tutti”. Ne santi, ne protettori e neppure confessioni salvifiche: “Nessuna confessione è necessaria […] non servirebbe nulla ai fini della salvezza perché quindi farla?”.

In compenso questo culto, che vuol essere religione responsabile esige il sacramento della confermazione: “la cresima è ancora più necessaria del battesimo; per la religione protestante è indispensabile. Si ritiene che il neonato che viene battezzato non partecipi attivamente al rito; è quindi necessario che, raggiunta l’età della ragione, ripresenti da buon cristiano e accolga in sé, con la cresima, il bene del battesimo.”

La Rochefoucoult ha colto la correlazione tra fra l’ispirazione del culto e quella della società: “Tutta questa religione è fondata su un’uguaglianza politica. Solo il parlamento è superiore, tutti gli altri sono uguali.”

Pertanto l’Inghilterra supera la Francia in tutti i campi, perché vi è un diverso rapporto con l’autorità. La società è organizzata conferendo – cioè affidando – a ciascuno particolari responsabilità in campo religioso,civile, ed economico. O piuttosto, le istituzioni politiche, giuridiche o economiche sono espressioni diverse di uno stesso spirito di responsabilità.

Ho riportato per intero questo paragrafo perché ci fa capire quanto la “fiducia” berlusconiania sia lontana da quella concezione di “fiducia” che ha permesso e permette alle società di svilupparsi, crescere e soprattutto superare i momenti difficili.

Innanzitutto “la leggerezza degli obblighi e dei divieti”. In questi ultimi tempi abbiamo assistito in primo luogo ad una continua legiferazione dai caratteri sempre più punitivi e repressivi riguardanti il comportamento dei cittadini, ma soprattutto le leggi sono di tale complessità che per poterle rispettare dobbiamo ricorrere all’intercessione di un qualche istituzione. Di fatto il cittadino e sempre più “soffocato” da leggi e leggine.

Emblematico a questo riguardo è la sottrazione di punti dalla patente che ho ottenuto per la guida della autovettura nel caso in cui commetto un’infrazione andando in bicicletta. Solo la totale mancanza di “fiducia” può generare un tale provvedimento di legge.

Veniamo all’uguaglianza politica. Questo governo ricorre continuamente al “voto di fiducia” sui più importante decreti emanati dal governo. Il potere esecutivo sta prevaricando il potere legislativo. Le conseguenze di questo comportamento potrebbero essere gravi e non voglio affrontare il discorso sulla democraticità di questo esecutivo. Il ricorso alla “fiducia” è comunque un segno inequivocabile che il governo non ha “fiducia” sulle capacità del parlamento e siccome il nostro parlamento ci rappresenta in ultima istanza il governo non ha fiducia in noi.

Questa considerazione ci porta dritto dritto all’ultimo capoverso la quale si richiama al senso di responsabilità e di fiducia di tutti noi come elementi che operano per il bene comune.

Berlusconi ci dice che dobbiamo continuare ad acquistare beni e servizi perché dobbiamo avere fiducia nel futuro, ma è lui stesso che non ha fiducia negli altri.

La fiducia di cui noi abbiamo bisogno è quella nelle istituzioni, non dobbiamo sentirci continuamente presi in giro da questo e quell’altro.

In questo momento Berlusconi ci sta raccontando le “sue verità”, il salvataggio di Alitalia, i rifiuti di Napoli, il terremoto dell’Aquila, la ripresa economica, ecc..

ma potremmo accorgerci che le cose non sono come le racconta o come spera che siano.