venerdì, settembre 18, 2009

Una preghiera per i soldati morti nel “pantano afgano”.

Quella che i talebani stanno facendo è, dal loro punto di vista, una guerra partigiana di liberazione. Noi li chiamiamo “terroristi”, ma se vogliamo usare un po’ di obbiettività si stanno comportando esattamente come coloro che nel periodo 43-45 abbiamo chiamato partigiani e come tali considerati eroi per aver contribuito alla sconfitta dei tedeschi.

Napoleone ha perso le sue truppe migliori in Spagna, ha quasi sempre vinto in “campo aperto”, ma le sue truppe vennero decimate in agguati ed assalti. I suoi Marescialli vennero sconfitti e solo la sua presenza riuscì, in alcuni momenti, a ristabilire la superiorità francese.

Gli eserciti regolari possono ben poco contro quelli partigiani soprattutto se si verificano le seguenti condizioni:

primo, la possibilità di creare nuclei combattenti in zone impervie difficilmente controllabili;

secondo, disporre di un sistema di rifornimento di armi regolare ed efficiente;

terzo, disporre di una fonte di finanziamento altrettanto sicuro, ovvero avere degli alleati;

quarto, poter mobilitare gli uomini sulla base di uno spirito ideologico sia a carattere universale come la religione sia a carattere nazionale come il “salvare la Patria dall’invasore”.

Se si vuole vincere la guerra contro i terroristi/partigiani si deve affrontare uno alla volta le condizioni di cui sopra, non c’è nulla da fare.

Controllare il territorio non vuol dire nulla perché preso un talebano ne “spunta” almeno due.

I servizi segreti operanti in Afganistan sapranno certamente chi arma i talebani e chi li rifornisce e chi da loro i soldi per pagare le armi.

Si dice che sono dotati di armamento leggero ma evoluto, tutto questo costa tantissimo. Sono finanziati dagli utili del petrolio? Allora vincerli è quasi impossibile. Sono finanziati da stati come il Pakistan o l’Iran ?, allora la cosa è difficile ma prima o poi potrebbe cambiare. Si finanziano con il mercato dell’oppio? allora in questo caso non resta che provocare il crollo del prezzo della droga liberalizzandone o almeno regolarizzandone la vendita in tutto l’occidente.

Senza armi o munizioni anche il più integralista dei mussulmani può fare ben poco nei confronti di chi è ambasciatore di pace e di progresso nel rispetto di una differente visione della vita e della società.

Oggi non ci resta che inchinare il capo ed essere vicini ai famigliari e conoscenti delle vittime, cercare di confortarli e sostenerli nel momento del dolore.

Domani ripensiamo pure sull’opportunità di questa guerra, il nostro obiettivo non è di perderla, ma con le sole armi della guerra sarà difficile vincerla.