venerdì, giugno 18, 2021

Il DDL su agricoltura “biodinamica”, una figuraccia tutta italiana.

I prodotti agricoli biologici sono ottenuti nel rispetto di una normativa europea consolidata. Si consulti il sito

https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/farming/organic-farming/becoming-organic-farmer_it

e si potranno avere tutte le informazioni di dettaglio.

Da un punto di vista chimico e biochimico i prodotti “biologici” non sono differenti da quelli ottenuti con tecniche agronomiche convenzionali, così come ha scritto nelle Linee guida per una sana alimentazione  il Centro di Ricerca e Nutrizione del CREA (Centro di Ricerca in Agricoltura e anali dell’economia Agraria) a pag. 49 scrive: “Dal punto di vista nutrizionale, ad oggi, la ricerca non ha riscontrato differenze compositive significative tra prodotti biologici e convenzionali”

In definitiva la produzione biologica è una “tecnica produttiva” che deve essere certificata, da un ente terzo, in quanto mancano riscontri oggettivi e scientificamente dimostrabili in grado di identificarli. Facciamo un esempio: se compro una patata “bio” e una patata “non bio”, posso fare tutte le analisi chimiche e microbiologiche, attualmente note, ma non troverò valori differenti. Eventualmente nella patata “non bio” potrò trovare dei residui di fitofarmaci entro i livelli stabiliti dalla legge che non si devono trovare nelle patate “bio”. In ogni caso non è detto che in una produzione convenzionale si trovino residui. Altro esempio, il latte destinato a Parmigiano Reggiano è identico sia che provenga da una produzione convenzionale che da una produzione “bio”.

Il consumatore è “attratto” dalla produzione “bio” perché ha fatto sua la cosiddetta “norma di precauzione”, ovvero, siccome al momento non ci sono prove scientifiche che un eventuale fattore utilizzato per la produzione possa, in futuro, provocare danni alla mia salute preferisco non rischiare e consumare un prodotto ottenuto secondo tecniche certificate.

Attenzione, produzione “bio” non vuol dire prodotto ottenuto senza impiego di fertilizzanti o fitofarmaci, ma ottenuto con determinati prodotti che attualmente si ritengono praticamente innocui, o comunque senza alcuna conseguenza per la salute umana.

Il “bio” può piacere o non piacere, però se c’è chi lo vuole e lo paga nessun problema.

Siccome i parlamentari che ci rappresentano in Italia e in Europa ci tengono alla salute dei propri elettori hanno ritenuto opportuno “sostenere” le produzioni certificate con aiuti e sovvenzioni. Di soldi se ne spendono tanti e per tante stupidaggini, non è certamente il “biologico” che ci manda in rovina.

Veniamo ora al “biodinamico”. Qui le cose si complicano. Non solo dobbiamo fare riferimento alla “norma di precauzione” ma anche a quelle credenze che nulla hanno a che fare con la scienza ma che, per alcuni o in alcune circostante, fanno parte della nostra vita.

Quale dimostrazione scientifica ha la credenza che porta iella il gatto nero che ti attraversa la strada?. E ancora, è bello vedere una stella cadente ma si mai avverato il desiderio che avete immaginato e non detto? È bello crederci, per un attimo, un sogno ad occhi aperti, e per quella frazione di tempo siamo appagati e felici. Ognuno di noi può credere che le pratiche esoteriche della agricoltura biodinamica rappresentano una tecnica produttiva che ci fa sentire in armonia con il cosmo. Possiamo credere alle streghe ma la questione è diventata grave quando la Chiesa ha deciso, per legge, che le streghe dovevano essere bruciate vive.

La nostra società si è evoluta e oggi a nessuno verrebbe in mente di fare una legge che stabilisce chi è strega e chi no.

Le norme attuali consentono all’associazione dei produttori biodinamici di darsi uno statuto nel quale sono stabilite le regole del biodinamico e possono anche attivarsi con tutte le forme di controllo e di pubblicità per il loro prodotto.

Non possono però pretendere che un parlamento legiferi sul “nulla”, su “credenze” sarebbe un precedente pericolosissimo.

Passare dal biodinamico al “bruciamo le streghe” il passo è più corto di quello che sembra.

L’Italia, che in questo momento ha chiesto e ottenuto oltre 200 miliardi di euro per l’innovazione tecnologica e la conversione ad una economia “sostenibile” corre il rischio di perdere tutta la credibilità e l’affidabilità che ha riscosso grazie all’autorevolezza del premier Draghi.

I nostri parlamentari devono tener conto di questo aspetto prima di approvare il DDL che contempla le norme sulla produzione "biodinamica"