sabato, maggio 24, 2008

Un referendum disastroso

Sentita la proposta di dare l’avvio alla costruzione di centrali nucleari il pensiero è andato al famoso referendum contro il nucleare.

Ricordo, (vado a memoria e pertanto potrei anche essere impreciso) che il quesito referendario riguardava la costruzione delle nuove centrali perché venivano modificate le norme che regolano le procedure per ottenere le varie autorizzazioni alla realizzazione. Fu Craxi che tenuto conto del risultato decise di “riconvertire” o dismettere le centrali che avevamo e quelle che stavamo costruendo. Credo che nessuno si ricordi quanto ci sia costato tutto questo.

Votai NO al quel referendum per tanti motivi. Era sciocco votare sull’onda dell’emozione per il disastro di Cernobyl dovuto alla palese imperizia dei tecnici. Ma la ragione più profonda del NO era quella che per la realizzazione di infrastrutture di utilità nazionale di fatto si rinunciava al principio della “pubblica utilità”.
Nessuno di noi vuole una discarica di rifiuti sotto casa, così come non vuole una nuova strada, ferrovia ecc.
Il principio, non esplicitamente dichiarato, di quel referendum è stato applicato dai politici in centinaia se non migliaia di circostanze.

Apro una parentesi, sono poi i politici ad interpretare la volontà popolare indicata dai referendum perché se vogliono aggirarne l’esito lo fanno ed in modo anche spudorato, si veda il referendum per l’abolizione del Ministero dell’Agricoltura di fatto mai avvenuta, oppure l’adesione dei lavoratori ai sindacati, ecc..

I politici hanno utilizzato il risultato referendario per far valere principi ed ideologie che in molti casi si sono dimostrati molto dannosi.

No ai termovalorizzatori, no a nuove strade e ferrovie ecc.. E l’arretratezza infrastrutturale del nostro paese è sotto gli occhi di tutti.

Al nucleare oggi, dico di NO. Ci costa troppo. Facciamo contratti o finanziamo la costruzione o l’ampliamento di centrali in quei paesi nostri vicini che le hanno già e le sanno far funzionare e facciamo contratti di fornitura a prezzi fissi e certi.

Si potrebbe obiettare che così continua la nostra dipendenza energetica, ma ditemi, se vi fidate di uno sceicco qualsiasi per la fornitura di petrolio perché non fidarsi di un governo amico, partner economico, alleato e facente parte della stessa entità politica rappresentata dalla UE?

Per far ripartire con il nucleare ci vogliono risorse immense, e di noi non ci possiamo permettere il lusso di scialacquare.

Altra cosa importante è diversificare le fonti energetiche e quindi perché non puntare sul “solare”?

Il sole al Sud non manca. Le cellule fotovoltaiche hanno ancora dei rendimenti modesti e quindi si può stimolare la ricerca per migliorarne il rendimento. Agli italiani la fantasia e l’ingegno non mancano certo.

Ci sono tante possibilità di ricerca ed applicazioni al tempo stesso.

Fare il nucleare vuol dire compare centrali “chiavi in mano” se si vogliono realizzazioni in tempi brevi, ma se non sbaglio le imprese in grado di farlo sono tutte straniere quindi soldi nostri a vantaggio di altri…