mercoledì, gennaio 23, 2019

Impariamo dalla Cina


Ieri mattina ho avuto visto, per caso, un interessante documentario sulla Cina, sul canale di RAI Storia. Se fate clic qui avrete la possibilità di vedere l'intero documentario.
In modo un po’ artigianale ne ho tratto una sequenza che dura qualche minuto e lo potete trovare su YouTube, cliccate qui

Ascoltate bene le parole dell'anonimo operaio della acciaieria, sarà anche stato istruito, forse anche indottrinato, ma in ogni caso come non rimanere sorpresi dalle sue affermazioni.
Sintetizza efficacemente che la Cina passando da una economia pianificata ad una economia di mercato ha dovuto modificare il proprio modello di crescita e sviluppo. Questo cambiamento da provocato anche dei sacrifici, compreso quello del licenziamento di molti operai. Il licenziamento non è di per sé negativo perché ci si deve impegnare a trovare un nuovo lavoro o a mettersi in proprio e tutto ciò genera sviluppo. Fare un nuovo mestiere vuol dire dare inizio ad una nuova vita e solo così la società può progredire.
Cosa ne dite di proporre uno scambio, noi diamo Di Maio ai cinesi e ci prendiamo questo signore e con buon diritto lo facciamo ministro.

venerdì, gennaio 11, 2019

Una pubblicità significativa


Alcuni giorni fa sulla rete televisiva LA7 è andato in onda uno spot televisivo della cooperativa lattiero casearia Bayerland. Dura 30 secondi e vale la pena vederlo, lo trovate all'indirizzo https://youtu.be/WBNcjJajLZ4.
Vengono pubblicizzati in modo allegro tutti i principali prodotti del colosso lattiero caseario della Baviera. Ha un fatturato di oltre 800 milioni di euro ed esporta i propri prodotti in oltre 40 paesi. Per ca, 28 secondi lo spot, ben fatto, procede come tanti ma alla fine ecco la frase "geniale" che viene detta e scritta in sovraimpressione "Dalla Baviera, formaggi buoni senza confini".
Il mondo è globale e i prodotti sono "global" o "glocal" perché mettere confini è come far tornare indietro la storia.
Mi spiego. Per me sono "global" ad esempio un telefonino, una automobile, una macchina robotizzata perché sono fatti da un innumerevole quantità di componenti che sono stati sviluppati e realizzati in qualunque parte del mondo, dopo di che vengono assemblati e etichettati. Questi prodotti, l'elenco può essere lunghissimo, vengono scelti per la loro qualità. Solo se soddisfano le esigenze del consumatore sono acquistati, utilizzati e consumati. Quello che prevale e che viene valutato dall'utilizzatore sono le qualità intrinseche del prodotto indipendentemente da dove sono stati prodotti i singoli componenti. Sono "glocal" quei prodotti che si ottengono con materie prime o componenti realizzati in un ambito territoriale definito e ristretto ma che per le loro caratteristiche peculiari sono venduti e commercializzati in tutto il mondo.
La frase finale dello spot concretizza e sintetizza tale concetto: in Baviera, località, si producono formaggi che sono buoni, ed è questa la ragione per cui sono venduti e consumati in tutto il mondo.
In termini di principio sono contrario al Made in Italy perché è quello che genera l'Italian sounding. Sbandierare l'italianità delle nostre produzioni è sbagliato, il prodotto non deve essere identificato da un bollino, una bandierina tricolore, ma dalle sue caratteristiche intrinseche che ne fanno un prodotto unico e inimitabile.
Pensare e credere che i prodotti sono buoni e di qualità solo perché ottenuti in una zona, in un'area confinata è anacronistico. Una Ferrari o una Lamborghini sono uniche perché hanno caratteristiche inimitabili.
Dobbiamo fare lo stesso con le nostre produzioni agroalimentari, se vengono "taroccate" è perché il consumatore non percepisce o non è in grado di valutare la differenza con "l'originale".
I prodotti se sono di qualità non hanno "confini" ne ha senso metterne soprattutto per chi, come nel nostro caso, per sviluppare il comparto e produrre ricchezza è fortemente orientato all'esportazione.


martedì, gennaio 01, 2019

Primo post dell'anno, addio alla democrazia.


Il 2018 è finito con l'approvazione, scontata, della legge di bilancio. Il parlamento è stato per l'ennesima volta privato del suo ruolo fondamentale, come teorizzato negli stati democratici, che è quello di rappresentare il popolo. Dal 4 marzo è apparso sempre più chiaro che il potere esecutivo (Governo) intende esercitare anche il potere legislativo (proprio del Parlamento, e salvo situazioni eccezionali), sono infatti due gli slogan che si alternano, quello di "governo del cambiamento" e "governo del popolo". Tra le affermazioni di Beppe Grillo dopo il 4 marzo c'è anche quella nella quale dice che i parlamentari si potrebbero estrarre a sorte, perché la loro funzione è solo quella di schiacciare un bottone sulla base delle indicazioni ricevute dai "capi". Alla faccia del fondamentale principio della autonomia e indipendenza dei tre poteri fondamentali dello Stato, quello esecutivo, legislativo e giudiziario.
Alla votazione sulla fiducia al governo mancavano all'appello 10 deputati del M5S, e ieri ne sono stati espulsi 2 ai quali si sono aggiunti 2 senatori. Il movimento / partito si sostituisce al giudizio degli elettori, scherziamo?!!! e questo dovrebbe essere un movimento democratico? Ne dubito fortemente.
I leader politici al governo enfatizzano i contenuti di questa manovra economica e finanziaria ma basta un dato per capire che ci stanno prendendo in giro.
La legge ipotizza il rapporto deficit PIL al 2,04 %.
Questo numero viene sempre espresso in positivo ma il significato è profondamente negativo.
Il deficit è la differenza tra quanto entra e quanto esce dalle casse dello Stato, ovvero le uscite sono maggiori delle entrate, quindi si registra una perdita.
La perdita ammonta al 2,04% rispetto alla ricchezza prodotta dalla nazione nel 2019. Nel 2018 il PIL italiano è stimato in ca. 1.745 miliardi di euro. Per farla breve e con un calcolo banale vuol dire che il disavanzo del bilancio dello Stato è pari a oltre 35 miliardi di euro. Questi sono soldi che "qualcuno" deve "prestare" allo stato. Pensate che Di Maio si vanta di "aver" trovato i soldi e Salvini ci racconta la frottola di aver "restituito" agli italiani 20 miliardi di euro.
Il disegno strategico di questo governo è tutto un azzardo: la spesa assistenziale che diventa fattore di crescita (cosa che non si è mai verificata in un'economia di mercato); la vittoria dei partiti populisti alle europee di maggio per annullare il controllo della UE sulle politiche economiche nazionali, ma nessuno dei leader politici europei amici di Salvini e Di Maio sono disposti a mettere a rischio la stabilità dell'euro per dar seguito alle politiche economiche dissennate del nostro governo; la mancanza totale di una forza alternativa a questo governo.
L'unica minaccia a questo esecutivo potrebbe venire dai parlamentari giallo verdi nel caso in cui i risultati dell'azione di governo si dovesse dimostrare catastrofica nel giro di pochi mesi. Calo del PIL, aumento della disoccupazione, crollo degli investimenti spread sopra quota 400. Si tratta di uno scenario inquietante e nessuno può auspicarlo ma non può essere scartato.
Ci attende un 2019 veramente difficile.