venerdì, gennaio 03, 2020

Il 2020 l'anno della rivoluzione liberal: un sogno e la realtà.


Ho iniziato a scrivere questo post il primo dell'anno, e mi sono accorto che stava diventando troppo lungo (qualche pagina) e allora ho pensato di pubblicarlo a "puntate". Ieri sul Corriere della sera una strana coincidenza, Mario Monti nell'articolo di fondo ha citata Carlo Cottarelli che ha scritto sulla necessità di una "rivoluzione economica". Come potete constatare non sono l'unico che ritiene necessario, per il bene della nazione dar corso ad una rivoluzione.
Il post è così articolato:
Il sogno
            Una proposta per una vera crescita economica.
            Come realizzarla
La realtà
            La crisi di governo è prossima
            Una campagna elettorale fatta di bugie
Il sogno.
Nel corso del 2020 si costituisce un partito con l'unico obiettivo quello di scuotere l'intero sistema economico italiano con un solo provvedimento di legge.
Abolire le accise su tutti i carburanti e l'energia elettrica.
Si tratta di un provvedimento che ha un costo rilevante, non voglio tediarvi con cifre e calcoli ma l'ordine di grandezza è di alcune decine di miliardi di euro all'anno.
Ma perché proprio le accise? Della proposta ne fece cenno la Lega, ma poi non ne ha fatto nulla anche perché ha preferito concentrarsi su "quota 100" per mero calcolo elettorale.
L'Italia è un paese la cui economia si basa in gran parte sulla produzione industriale, è quindi un paese trasformatore e per competere si deve:
  • Essere innovativi – tecnologicamente avanzati
  • Concentrarsi su segmenti produttivi difficilmente imitabili – made in Italy
  • Produrre a costi inferiori quei beni che sono prodotti anche dai nostri concorrenti
  • Fornire servizi – logistica a efficiente e a basso costo.

Realizzare queste condizioni non è poi così facile.
Per essere innovativi occorrono massicci investimenti in ricerca e istruzioni e le cose non vanno bene (vedi il post sul ministro Fioramonti)
Sul "made in Italy" cerchiamo di fare la nostra parte, ma non sempre facciamo sistema e quindi spesso ci troviamo in difficoltà, basta pensare a tutti i prestigiosi marchi che sono in mano "straniera".
Nonostante i bassi salari reali, i nostri costi sono eccessivi; le cause sono tante dal fisco alla burocrazia, da un sistema di trasporti inadeguato alle politiche sindacali poco lungimiranti. Per farla bere la nostra produttività è scarsa, anzi negli ultimi anni è decisamente peggiorata.
Sull'ultimo punto, come si fa a fornire servizi efficienti con la nostra burocrazia? Sarebbe un'impresa titanica.
Queste poche righe fanno capire la complessità degli interventi che i governi dovrebbero attuare per dare al nostro Paese un futuro sicuro.
Gli ultimi governi sono stati un "disastro" perché hanno ritenuto che l'economia potesse ripartire puntando sul consumo interno ridistribuendo debiti. Dagli 80 euro di renziana memoria al reddito di cittadinanza. Gli effetti di questi costosi provvedimenti sono quasi zero. Vi ricordate la fantasiosa crescita del 2 e + percento data per certa ad inizio 2019!!!, risultato uno scarso "zero virgola"..
Vi chiederete allora dovrebbe perché funzionare l'abolizione delle accise, la ragione è semplice. Le accise sono un costo "improprio" dell'energia, sono cioè un vero e proprio costo improduttivo, inoltre hanno un effetto moltiplicatore sul costo in tutte le fasi. Mi serve energia per produrre un bene, per trasformarlo, per trasportarlo, per venderlo ecc..
Pensate ad una "bistecca" mi serve energia per produrla (es il gasolio del trattore che lavora nei campi), per macellare il bestiame, il frigo per conservarla sia nel supermercato che nel mio frigo di casa.
Se il costo dell'energia si abbassa si abbassa il costo di tutte i beni e a parità di reddito è ovvio che si possono acquistare più beni e contemporaneamente le nostre merci sono più completive sui mercati esteri.
L'abbassamento delle accise ha come conseguenza la riduzione del costo di produzione di tutti i beni in proporzione più o meno accentuata a seconda dell'incidenza dell'energia sul costo di produzione.
La riduzione dei costi di produzione non è detto che abbia una conseguenza immediata sul prezzo di vendita e quindi per incentivare la produzione si deve puntare su un settore produttivo che ha un effetto leva rilevante e quindi alla abolizione delle accise si deve programmare la "rottamazione" di tutte le automobili da euro zero a euro 3. In 7 anni tutte a tutte queste vetture sarà gradualmente vietato circolare, ma non solo in città ovunque.
Il sito dell'ACI http://www.opv.aci.it/WEBDMCircolante/ riporta tutte le statistiche sui veicoli circolanti in Italia.
Nel 2018 circolano in Italia quasi 52 milioni di veicoli (tutti, dalle automobili agli autocarri)
Un numero esagerato, possibile che abbiamo bisogno di così tanti mezzi? Il 59,1% ha più di 10 anni. Le autovetture sono poco più del 75% di tutti i veicoli.
Il parco autovetture da euro zero a euro 3 è ca il 35%, poco più di 13 milioni di veicoli.
Questi andrebbero rottamati in non più di 7 anni, vuol dire che ogni anno si potrebbero vendere in Italia almeno un milione di autovetture in più rispetto alla norma.
Questo si che sarebbe "incentivare" i consumi.
L'effetto leva di un provvedimento di questa natura sarebbe incredibile.
Come realizzare tutto questo? Al prossimo post.