mercoledì, settembre 19, 2018

Alitalia, da Berlusconi a Toninelli … (Toni)nulla è cambiato.


Poco più di 10 anni fa Berlusconi prometteva che Alitalia sarebbe stata nuovamente competitiva. Un gruppo di imprenditori amanti dell'italianità avrebbero destinato proprie importanti risorse economico-finanziarie e i cieli di tutto il mondo sarebbero stati solcati dagli aerei con il tricolore.
L'operazione è stata un fallimento totale, soldi dalla cordata di imprenditori pochi, piano economico finanziario carente, progetto industriale basato sul presupposto di potenziare i collegamenti in Italia proprio nel momento in cui si dimostrava che il collegamento ferroviario tra il nord e il centro Italia era molto più conveniente.
A distanza di 10 anni potenziare le linee ferroviarie con il sud si dimostra altrettanto vantaggioso, quindi sono pochi i collegamenti arei profittevoli, giusto quelli con le isole.
In 10 anni il mondo del trasporto aereo è cambiato radicalmente basta verificare le statistiche ufficiali, ampiamente disponibili in rete.
Solo qualche numero, riferito al 2017, che dovrebbe far riflettere.
In Italia i passeggeri trasportati sono stati quasi 180 milioni. Di questi 36 milioni sono stati trasportati da Ryanair con un amento del 11% rispetto al 2016, Alitalia ha trasportato poco meno di 22 milioni di passeggeri con un calo del 5 % rispetto al 2016, terzo vettore è Easyjet con poco più di 16 milioni di passeggeri, aumentato del 10% rispetto al 2016.
La IATA documenta puntualmente la redditività del settore che si colloca su percentuali significative che si aggirano, per le compagnie europee sul 4-5%.
In un contesto così competitivo il rilancio di Alitalia e costosissimo.
Impensabile competere sul corto raggio, le low cost farebbero di Alitalia carne da macello. Espandersi sulle rotte di medio e lungo raggio è possibile soprattutto se si attuano sinergie con il comparto turistico. Per attuare un progetto simile ci vogliono risorse ingenti per comprare aerei nuovi, grandi e efficienti. I soggetti coinvolti nella "rinascita", Ferrovie e Cassa Depositi e Prestiti, hanno spalle così robuste? Inoltre, qual'è la compagnia che rischia 4-5 miliardi di euro per avere solo il 49% delle quote azionarie. Inoltre, mi chiedo perché distogliere risorse importanti dai propri settori strategici per dar vita ad una impresa con molti rischi e poche certezze.
Da uno come Toni(nulla), che su questa vicenda sembra avere le stesse idee del berlusca di 10 anni fa, si può aspettare di tutto. Alla fine, pagheranno sempre gli italiani, i quali però dimostrano di avere la memoria troppo corta…

venerdì, settembre 14, 2018

Con l'anniversario del crollo il Governo da dimostrazione della sua anti democraticità.

L'atteso decreto urgente per Genova che doveva dare risposte concrete per rispondere alle esigenze di cittadini ed imprese in realtà si preoccupa di più di quali persone mettere a capo delle eventuali agenzie che si dovranno occupare della ricostruzione del ponte.

Il commissario governativo, con pieni poteri, per seguire le vicende del crollo del ponte Morandi è l'attuale Presidente della regione Liguria Giovanni Toti. Se si considera l'importanza economica di Genova per la regione e per l'intera nazione la figura istituzionale di Toti è senza dubbio quella più appropriata.

Il decreto emanato, a parte i giusti provvedimenti per le famiglie che stanno vivendo con disagio e danni economici rilevanti l'abbandono forzato delle abitazioni collocate sotto il ponte in realtà si preoccupa di nominare un nuovo commissario straordinario. Atto che sta ad indicare come il governo è ben lontano da dare poteri a figure istituzionali ma a persone sue. Si tratta cioè di un atto di forza una vera e propria azione di potere anti-democratico. Ci istituzioni che possono operare legittimamente governate da persone elette eppure il governo dice no. Per me questa è un'azione antidemocratica.

Il Commissario europeo Moscovici, riveste un ruolo istituzionale nel quale la diplomazia è assolutamente necessaria. Se una persona normale deve contare fino a 10 prima di dire stupidaggini chi riveste ruoli di tale importanza deve contare fino a cento. Ma come dargli torto quando, riferito all'intero contesto europeo disseminato di movimenti populisti, ha detto che ci sono in giro dei piccoli mussolini. I nostri due Salvini e Di Maio si sono subito sentiti chiamati in causa e hanno formulato "vibrate proteste". In realtà la loro reazione così energica non è stata per l'accostamento a Mussolini, quanto di essere stati considerati dei "piccoli mussolini". Constato con dispiacere che il mondo politico italiano è capace ormai di esprimere solo omuncoli.