In giorni ancora lontani dall'emergenza covid-19, il 10 febbraio 2020, scrivevo sull'opportunità dell’uso di strumenti informatici per controllare e monitorare la diffusione del virus. Nei giorni dell’emergenza e anche in questi giorni gli scienziati per contrastare la diffusione del virus ci propongono tecniche manzoniane ovvero distanziamento e luogo di confinamento (che ai tempi di Manzoni si chiamava “lazzaretto”). Dobbiamo sempre tener ben presente che distanziamento e confinamento non sono la cura contro il virus ma sono metodi per ridurne la velocità di diffusione e quindi l’uomo ha più tempo e più possibilità di generare una maggiore resistenza alla malattia. Un rallentamento nella diffusione ci permette, forse, e il condizionale è d’obbligo, di mettere a punto farmaci antivirali o un vaccino (cosa comunque non facile).
Mi
chiedo e vi chiedo perché nelle varie interviste i medici, gli esperti, ecc.
non mettono in evidenza i vantaggi che si otterrebbero dalla adozione diffusa e
capillare dell’app “Immuni”. Dai dati divulgati l'installazione dell'app sarebbe un flop, 4-5 milioni di utenti rispetto ai 30 necessari.
Meglio
mettere in quarantena una nazione intera di 62 milioni di abitanti o qualche
migliaio di persone sparse quale è la in 8000 comuni? La risposta mi sembra banale
e ovvia.
I
provvedimenti restrittivi di questi giorni, soprattutto nei confronti della “movida”
e per i locali da ballo hanno un fondamento considerata la “sacralità” data
alla “norma di precauzione” però perché non abbinarli all'obbligo nell'utilizzo dell’app immuni. Se dispongo la chiusura di un locale per ragione non posso prevedere
ad esempio che l’accesso in un locale è possibile solo alle persone che hanno
attivato l’app Immuni?
In
questi giorni i turisti che arrivano da alcune nazioni (Spagna, Grecia, ecc..) i
devono fare il tampone. Si tratta di test che ha una validità limitata anche perché
esco l’aeroporto e mi posso infettare nel taxi, ovviamente meglio di niente,
però perché le autorità non possono verificare e obbligare l’installazione dell’app Immuni esattamente come si fa per il tampone?
Si
costringono i ristoratori a adottare precauzioni di varia natura, distanziamento,
igiene, ecc. perché non si può stabilire che per andare al ristorante devi aver
attivato l’app e il ristoratore ha l’obbligo di verificarlo.
Un'altra
situazione nella quale l’attivazione dell’app dovrebbe essere obbligatoria è
quello della scuola, per studenti e docenti, anche in questo caso con vantaggi
innegabili soprattutto se abbinati ad un diffuso utilizzo di test salivali rapidi.
Si
afferma che il diritto alla riservatezza è “inviolabile” e quindi l’app
violerebbe la privacy delle persone, questo però è un caso assolutamente circoscritto
che fa riferimento ad aspetto sanitario che riguarda la salute pubblica.
Se
ci fosse un po' di fermezza in chi ci governa e dopo aver tanto “sbandierato” l’app
Immuni coerentemente la si dovrebbe imporre in determinati contesti e
situazioni.