domenica, gennaio 17, 2021

Il Covid-19 non è l’unica malattia dell’Italia.

Prima parte.

Sono veramente pochi quelli che in questi giorni spendono una parola in favore di Matteo Renzi. Luigi di Maio lo ha definito “inaffidabile”, ma senti un po' da che pulpito, anche i 5 Stelle che stanno assaporando gli agi del potere, dopo aver “portato a casa” una riforma di facciata con la riduzione del numero di parlamentari, adesso non hanno nessuna intenzione di metterla in pratica perché sanno che finirebbero nell’angolo della politica e si ritroverebbero nella stessa situazione in cui si trova Renzi oggi.

Torno su Renzi. Personaggio per il quale non nego una certa simpatia e l’apprezzamento per aver tentato una vera riforma costituzionale.

A mio avviso la bocciatura della riforma avvenuta a seguito dell’esito del referendum confermativo del 4 dicembre 2016 pesa come un “macigno” sulla vita sociale ed economica del nostro paese.

La riforma costituzionale, detta Renzi-Boschi, metteva fine al bicameralismo perfetto che è fonte di una inefficienza del parlamento che è tangibile. Vedi il ricorso continuo ai decreti leggi o al voto di fiducia, elementi che di fatto ostacolano qualunque dibattito politico e riducono Deputati e Senatori a meri “schiaccia-bottoni”.

L’attuale riduzione del numero di rappresentanti non intacca minimamente il funzionamento dell’apparato legislativo.

La riforma Renzi-Boschi prevedeva anche la ridefinizione del potere esecutivo, per evitare proprio quello che sta succedendo ora. La riforma costituzionale, inoltre, metteva mano alla organizzazione amministrativa dello Stato con la abolizione delle Province.

Modificando il Parlamento era ovvio che si dovesse modificare anche la legge elettorale.

Oggi siamo ancora punto e a capo perché nonostante il “taglio” dei parlamentari stiamo ancora a discutere di legge elettorale.

Tanti giuristi illustri si sono schierati “contro” la riforma costituzionale argomentando che violava i “sacri” principi voluti dai “padri fondatori” la Repubblica.

In realtà la riforma avrebbe riequilibrato i tre poteri fondamentali legislativo, esecutivo e giudiziario. Quest’ultimo, in questo paese, dopo “tangentopoli” fa e disfa quello che vuole, quindi la riforma, che avrebbe dato nuovo slancio e impulso al potere legislativo, avrebbe intaccato il potere giudiziario.

L’errore più grave Renzi lo ha commesso rinnegando il “patto del nazzareno”. È riuscito a far eleggere Sergio Mattarella Presidente della Repubblica, ma a quel punto Berlusconi gli ha “girato le spalle”.

Altro grave errore strategico è stato quello della sopravvalutazione del risultato alle elezioni europee del 2015. Alla fine di un percorso molto travagliato con la scissione nel PD e il mancato appoggio di forze moderate centriste è rimasto solo.

La vittoria del NO alla riforma costituzionale è stato quindi il risultato di una strategia perdente, da quel momento Renzi si è “bruciato”.

Cosa succederà nei prossimi giorni è difficile da prevedere.

La fine anticipata della legislazione è auspicabile, ma…

Le mie ulteriori riflessioni nella seconda parte, la prossima settimana.