mercoledì, ottobre 29, 2008

Uso improprio dell'autonomia universitaria

Un commento all’articolo di Daniele Cecchi “Cresce l’Università degli abbandoni” pubblicato su “lavoce.info
La frase conclusiva dell'articolo è sconfortante. Le Università penseranno solo a fare "cassa" per sopravvivere. Molte hanno “l’acqua alla gola” e preferiranno abbassare la qualità dell’accesso pur di riempire le aule.
Nella discussione voglio però evidenziare che le modalità di questa sciagurata espansione (autonomia e riforma dei cicli 3+2) sono state elaborate da Berlinguer, e quanto succede ora era prevedibile.
Le sedi decentrare delle Università (in alcuni casi sono poi diventate Università autonome) non sono state finanziate dalle Università, quindi nel rispetto di una sana gestione economica, ma dagli enti locali. È stata in pratica l’occasione per distribuire finanziamenti locali a questa o quella impresa per ristrutturare o costruire questa o quella sede. Lo stesso è avvenuto con i docenti che sono stati assunti sulla base di finanziamenti di enti e fondazioni.
Ora il “giochino” si è rotto e gli enti pubblici non hanno soldi. Sarebbe scandaloso ripianare con soldi pubblici.
L’unica soluzione in questo stato di cose è “chiudere” sedi e bloccare il reclutamento dei docenti.
Questi provvedimenti non possono però essere fatti a pioggia, come indicato dalla legge, basterebbe usare il “buon senso”, ma questo è un bene prezioso scarso e raro nel nostro paese.
Le Università godono dell’autonomia per poter operare in tal senso se non vorranno fare vanno obbligate evitando finanziamenti che come al solito andrebbero “ai più furbi” e non certamente ai più bravi.

sabato, ottobre 25, 2008

Quante cose in due settimane

Due settimane senza scrivere un post eppure di cose ne sono successe tante e a dire il vero è un momento di grande fermento. Stiamo vivendo una fase epocale e non ne siamo pienamente consapevoli. Sono tanti i riferimenti al ’29 del terremoto finanziario ed economico di questi giorni, ma credo che la storia “non si ripete” e quindi ciò che stiamo vivendo è il frutto di azioni e di comportamenti che nulla hanno a che fare con le cause che portarono alla crisi del ’29.
Sono convinto che al fondo di questo stato di cose c’è il decadimento dell’etica di chi ha la responsabilità di gestire beni pubblici e privati.
Questo blog si chiama “Etica e società” ed sito che lo gestisce www.nuovaetica.info non per un caso. Sono profondamente convinto che questa società debba elaborare nuovi e più consoni valori etici fondati sul rispetto reciproco, sulla convivenza sociale, sul realizzare giusti profitti, sull’impegno nella società per farla progredire, dare il giusto valore alle cose che produciamo senza voler generare situazioni monopolistiche a vantaggio di pochi.
Non abbiamo bisogno di ideologie queste ormai sono il passato. Al centro della nostra vita quotidiana ci sono le relazioni con altri membri della società che devono essere riviste sia in termini qualitativi che quantitativi. Le relazioni quantitative generano il “momento economico” ed è questo che in questo giorni è totalmente in crisi.
Vedremo che cosa succederà

giovedì, ottobre 09, 2008

Alitalia, se ci sei batti un colpo!!!

Quali saranno le ripercussioni sul “piano Alitalia” dovute alla drammatica situazione della finanza mondiale. Gli industriali “tirati” nella cordata da chissà quali berlusconiane promesse avranno ancora il coraggio di “gettare” in una impresa molto incerta il miliardo e passa di euro?
In tempi magri anche quei milioncini che ognuno si è impegnato a “scucire” possono far comodo.
Le previsioni di vari organismi internazionali ci dicono che le cose andranno maluccio per almeno un paio d’anni, quindi anche il traffico aereo potrebbe risentirne ed allora addio previsioni di creare utili in due o tre anni.
A queste “previsioni” credo sempre meno, possibile che non si sapesse nulla di quello che stava per succedere?
Il pesce inizia a puzzare dalla testa, noi poveri peones non abbiamo certo la possibilità di bazzicare in prossimità dei centri di potere, ma quelli che oggi ci propinano analisi e valutazioni o sono degli ignoranti o hanno gli occhi foderati di prosciutto. Le loro previsioni se le tengano, anzi non è proprio il caso di continuare a mantenerli….

martedì, ottobre 07, 2008

Una ciclone sulla finanza

Il mondo della finanza vacilla, le borse di tutto il mondo vivono momenti difficili. Le vendite superano di gran lunga gli acquisti ed i prezzi crollano. Tutto ciò non accade per caso, da troppo tempo si è persa la “misura delle cose”.
Su vecchi testi l’amministratore saggio era colui che gestiva il patrimonio come “il buon padre di famiglia”. In un mondo frenetico si è preferito l’azzardo, la speculazione, il facile profitto, la malafede, la truffa, l’inganno.
Pochi mesi fa si è tenuta a Roma la conferenza sull’alimentazione, era tutto un suonare la grancassa sull’aumento del prezzo derrate alimentari e sugli effetti a livello mondiale. Pareva che le risorse agricole si fossero esaurite in un batter d’occhio e quindi tutti lì a fare previsioni e scenari, insomma un gran bla, bla, ecc.
Adesso ci troviamo con i prezzi dei cereali quasi ai livelli del 2006. Ma come, non si era detto che il mais veniva destinato alla produzione di etanolo e quindi i consumi erano aumentati? Si sono forse chiuse le fabbriche?, e la Cina e l’India non sono le responsabili della riduzione delle scorte mondiali?
Tanti argomenti, tante ragioni, tutto per giustificare un aumento, fuori da ogni logica dei prezzi, delle comodities alimentari per alimentare la speculazione ed i facili guadagni.
Dopo l’alimentare veniamo al petrolio. Facciamo due conti della serva.
Ogni anno si producono quasi 3 miliardi di tonnellate di petrolio (Fonte: Maugeri nel 2006 ton. 2.908.000.000) che corrispondono quasi a 20 miliardi di barili, negli ultimi 5 anni l’incremento del prezzo del petrolio è stato impressionante toccando a luglio (se non ricordo male) i 140 dollari al barile. Questa impennata dei prezzi quanta liquidità ha creato nel sistema finanziario mondiale? Rimanendo nell’ambito dei conti della serva se l’utile medio di questi 5 anni è di $ 15 a barile salta fuori la colossale cifra di 1.500 miliardi di dollari.
Questa somma enorme può aver avuto un effetto dirompente e lacerante sull’intero sistema finanziario.
Questa valanga di soldi si è riversata su quella parte dell’economia reale rappresentata dal settore immobiliare con “mutui facili”. Analogamente si è speculato sui prodotti agricoli.
Il tutto è stato aggravato da strumenti finanziari basati sulla “carta”, titoli finanziari che passando di mano in mano generavano un effetto moltiplicatore che ha ulteriormente “gonfiato” il mondo della finanza. La vicenda dei mutui subprime non è sufficiente a spiegare quello che sta succedendo.
La contrazione del prezzo del petrolio è stata come un leggero soffio sul castello di carta provocando il drammatico crollo di un sistema già traballante.
Di tutto questo le vittime siamo noi, gente qualsiasi con un po’ di soldi messi da parte come sempre dovrebbe fare “il buon padre di famiglia”.