Questo blog è il mio diario pubblico sui vari fatti che si verificano tutti i giorni nella nostra società e sui quali ho delle opinioni che difficilmente riscontro negli altri. E’ firmato Napoleone per l’ammirazione al personaggio. Il quadro che lo ritrae non è casuale, è stanco, affranto. Ha firmato l'abdicazione a Fontembleau e lo porterà all'esilio all'Elba. La Rivoluzione Francese senza Napoleone sarebbe rimasta “incompiuta”. È lui che riesce dare “forma” agli ideali della Rivoluzione.
lunedì, agosto 17, 2009
Energia da fonti rinnovabili, in Italia solo chiacchiere.
Quest’anno posso dire di aver visto una situazione opposta. In Germania più o meno a partire dalla città di Baden Baden, andando verso Nord le installazioni di pale eoliche si fanno sempre più frequenti. Se ne vedono veramente tante e tutte ovviamente perfettamente funzionanti. Non condivido le osservazioni dei “verdi” i quali affermano che queste strutture deturpano il paesaggio. A mio parere ne sono un elemento come una fienile o una stalla, in definitiva sono il frutto di un’attività dell’uomo.
Se in Germania le pale eoliche sono tante in Danimarca sono ancora di più. Lo sfruttamento della energia del vento è abbastanza comprensibile visto che tutti i giorni del mio viaggio sono stati ventosi. L’intensità del vento era abbastanza forte, almeno confrontandolo con quello delle nostre zone, per farla breve un vento che da noi si verifica a dir molto 10-15 volte in un anno. Senza essere degli esperti e senza fare tante studi mi è sembrato naturale sfruttare questo tipo di energia. Bisogna anche tener presente che i paese nordici hanno sempre sfruttato l’energia eolica, i “mulini a vento” sono stati una fonte preziosa per lo sviluppo economico di molte regioni.
Ma la mia “curiosità” è andata oltre ed al ritorno a casa ho voluto verificare se le “sensazioni” visive trovano risconti in termini quantitativi.
Ho consultato il sito “Energia” dell’Eurostat e sono emersi dati assai interessanti. Ho analizzato i dati annuali del periodo 1996-2007 (2007 ultimo anno disponibile delle tre nazioni Italia, Germania e Danimarca.
Ho fatto il rapporto tra la quantità di energia primaria prodotta sul consumo totale lordo (una sorta di approvvigionamento nazionale), per la Germania tale rapporto si mantiene stabile attorno al 39% (in pratica la Germania deve importare il 61% dell’energia che consuma). La situazione italiana è notoriamente diversa, si nota che nel 1996 la produzione primaria rappresentava il 18,64% dei consumi e nel 2007 la nostra dipendenza dall’estero è aumentata in quanto la nostra produzione primaria è scesa al 14,11% sui consumi. Credetemi in questi contesti 4,5% sono veramente tanti.
Ma veniamo alla piccola Danimarca, il rapporto di cui sopra passa dal 77,65% del 1996 al 131,54% per il 2007, questo dato sta a significare che la Danimarca è “esportatrice” netta di energia. Consultando il sito ed alcuni recenti documenti in tema di energia è emerso che la Danimarca è l’unico paese della UE che è esportatore netto di energia. Lo era il Regno Unito, ma con il calo del petrolio nei giacimenti del Mare del Nord il saldo energetico è negativo, non lo è neppure la Francia nonostante esporti energia elettrica da fonte nucleare.
In Danimarca le energie rinnovabili coprono nel 2007 il 15,56% dei consumi mentre rappresentavano solo il 7,16% nel 1997. Sempre parlando di Danimarca, tra le energie rinnovabili quella più rilevante è quella che si ottiene da biomassa, nel 2007 copre il 12,42% dei consumi, in pratica sono stati raddoppiati i valori del 1996. Ma l’incremento più sorprendente si riferisce proprio all’energia eolica che nel 1996 copriva solo il 0,46% dei consumi mentre nel 2007 supera, anche se di poco il 3%.
Veniamo alla Germania. I dati stanno a dimostrare quanto è stato fatto. Le energie rinnovabili coprono nel 2007 l’8,28% dei consumi (rappresentavano solo 1,92% nel 1996). Come per la Danimarca lo sviluppo più rilevante lo si rileva nella utilizzazione della biomassa si passa dal 1,31% del 1996 6,51% del 2007. In questo contesto si deve comunque rilevare che se l’energia eolica copriva nel 1996 lo 0,05% dei consumi oggi tale valore è pari all’1% (20 volte tanto). Lo stesso si può dire solare anche se l’apporto è veramente trascurabile, nel 2007 è pari al 0,17%.
Ed eccoci, in questa rapida carrellata di dati alla nostra Italia. Nel 1996 l’energia da fonti rinnovabili copriva il 5,06% dei consumi mentre nel 2007 le fonti rinnovabili soddisfano il 6,49% in undici anni abbiamo incrementato di un modesto 1,5%. L’energia da fonti rinnovabili prodotta in Italia è di origine “antica” infatti le principali voci sono rappresentate da energia di origine idroelettrica e geotermica. Nel 2007 sul totale della energia rinnovabile queste rappresentano rispettivamente il 24% e 42%, ovvero 2/3 della nostra energia rinnovabile è ottenuta sfruttando tecnologie non molto innovative anche se con rendimenti energetici interessanti. Nel periodo 1996-2007 rileviamo però che la produzione di energia da fonte idrica è calata sensibilmente sia in termini assoluti che percentuali mentre l’energia da fonte geotermica si è incrementata di circa un 30% in modo tale da compensare le perdite da energia idroelettrica.
Anche in Italia si è investito per lo sfruttamento delle biomasse ma si otteniamo poco più del 2% di energia sui consumi totali. Nel periodo considerato abbiamo incrementato la produzione di energia di biomassa di 3 volte, sempre poco se consideriamo che in Germania l’incremento è stato di 5 volte.
Da tutto questo possiamo trarre alcune considerazioni.
L’energia da fonte rinnovabile NON risolve i problemi e tra le fonti rinnovabili l’energia che si ottiene da biomassa è di gran lunga quella più conveniente, così come non è da trascurare quella idroelettrica e geotermica. È noto che il costo per Kwh di una centrale idroelettrica è ca. 1/5 di quello per realizzare un impianto fotovoltaico.
I paesi che investono in energia rinnovabili sono anche quelli in cui si verificano delle dinamiche innovative. In Germania ed in Danimarca il consumo lordo di energia tra il 1996 ed il 2007 è diminuito, mentre in Italia è aumentato.
Una delle sfide più importanti della nostra società per garantire un futuro alle generazioni a venire è quella di trovare nuove fonti energetiche a prezzi competitivi nel rispetto dell’ambiente e delle risorse a disposizioni.
I combustibili fossili, così come quelli per le centrali nucleari sono limitati e possono esaurirsi in 50 o 100 anni è quindi indispensabile percorrere nuove strade.
La prima locomotiva di G. Stephenson non aveva risolto i problemi del trasposto, viaggiava a poco più di 30 km/h e tanti erano i problemi tecnologici da risolvere. Oggi, dopo oltre 180 anni ci sembra normale che un treno possa viaggiare ad oltre 300 km/h. Lo stesso esempio vale per le energie rinnovabili dobbiamo esplorare nuove frontiere chissà quanto dovremo investire per trovare la soluzione giusta.
L’importante è agire, investire risorse e denaro nella ricerca avanzata. Germania e Danimarca dimostrano che ci si può impegnare e raggiungere risultati sui quali è possibile fare valutazioni ed approfondimenti.
L’Italia come al solito chiacchiera, tra i veti dei “verdi” e le megalomanie per un nucleare che ci costerà caro con pochi vantaggi. Si pensi che fra 20 anni (se tutto andrà senza intoppi) la nostra produzione di energia passerà dal 14% al 24% dei consumi, siamo proprio sicuri che le “risorse” di cui disponiamo biomassa ed altro non ci permetta di ottenere lo stesso risultato con il vantaggio di investire in tecnologie innovative?
Ed il “risparmi energetico” ne vogliamo solo parlare o cerchiamo di realizzarlo come hanno fatto o stanno facendo gli altri paesi.
Dall’osservazione di quello che ci circonda riceviamo impressioni, in questo caso ciò che si è visto viene confermato da dati oggettivi, anche questo mi sembra un fatto importante.
domenica, agosto 09, 2009
La “fiducia”, ma Berlusconi sa di che cosa parla?
Il premier Berlusconi continua a ripeterci che la “crisi” nella quale siamo caduti è causata dalla mancanza di “fiducia”. In realtà nulla sarebbe cambiato in questo mondo e se noi continuiamo a comportarci come sempre tutto si risolve in un “battibaleno”.
Quest’estate sto leggendo i bei 12 tomi editi dal “Il Sole 24 Ore”, Storia della economia mondiale, a cura di Valerio Castronovo.
Nel vol. 6 a pagg. 497-518 il saggio di Alain Payrefitte si intitola “L’etica degli affari e il principio della fiducia”. Potete ben capire come tale lettura stimola la riflessione soprattutto se abbinata alle berlusconiane parole.
Il saggio si riferisce all’epoca della “Rivoluzione industriale inglese” e si chiede come mai tutto ha avuto inizio in Inghilterra, ovvero quel processo così complesso che è considerato come l’inizio della nostra era di progresso e ricchezza. Il saggio ha un carattere potrei affermare di tipo epistemologico interrogandosi “sul mito dell’attimo creatore” come se fosse davvero indispensabile far risalire un processo tanto complesso, come quello che didatticamente chiamiamo “Rivoluzione industriale” ad un evento specifico.
L’analisi condotta dall’autore si sofferma sul pensiero di Francois de la Rochefoucoult e nel pargrafo intitolato “Una religione della fiducia” cosi scrive.
Francois de la Rochefoucoult stabilisce un collegamento tra lo spirito di libertà e responsabilità economica e il carattere delle istituzioni religiose o politiche. Certo, egli proviene da un paese in cui lo spirito philosophique lo predispone, nel confrontare cattolicesimo e anglicanesimo, a una preferenza per quest’ultimo; ma la sua analisi va al cuore del problema: In Inghilterra la religione si caratterizza per la leggerezza degli obblighi e dei divieti dell’autorità, a vantaggio della fiducia nella responsabilità spirituale di ciascun individuo: “Non credono né autorità che Dio ha donato al Papa quale capo della chiesa, né all’intercessione dei santi, né al potere dei sacerdoti di rimettere i peccati”.
Niente latino: tutti devono poter capite: “Tutto quello che si legge, che si legge e che si predica, è in inglese, in modo da essere accessibile a tutti”. Ne santi, ne protettori e neppure confessioni salvifiche: “Nessuna confessione è necessaria […] non servirebbe nulla ai fini della salvezza perché quindi farla?”.
In compenso questo culto, che vuol essere religione responsabile esige il sacramento della confermazione: “la cresima è ancora più necessaria del battesimo; per la religione protestante è indispensabile. Si ritiene che il neonato che viene battezzato non partecipi attivamente al rito; è quindi necessario che, raggiunta l’età della ragione, ripresenti da buon cristiano e accolga in sé, con la cresima, il bene del battesimo.”
La Rochefoucoult ha colto la correlazione tra fra l’ispirazione del culto e quella della società: “Tutta questa religione è fondata su un’uguaglianza politica. Solo il parlamento è superiore, tutti gli altri sono uguali.”
Pertanto l’Inghilterra supera la Francia in tutti i campi, perché vi è un diverso rapporto con l’autorità. La società è organizzata conferendo – cioè affidando – a ciascuno particolari responsabilità in campo religioso,civile, ed economico. O piuttosto, le istituzioni politiche, giuridiche o economiche sono espressioni diverse di uno stesso spirito di responsabilità.
Ho riportato per intero questo paragrafo perché ci fa capire quanto la “fiducia” berlusconiania sia lontana da quella concezione di “fiducia” che ha permesso e permette alle società di svilupparsi, crescere e soprattutto superare i momenti difficili.
Innanzitutto “la leggerezza degli obblighi e dei divieti”. In questi ultimi tempi abbiamo assistito in primo luogo ad una continua legiferazione dai caratteri sempre più punitivi e repressivi riguardanti il comportamento dei cittadini, ma soprattutto le leggi sono di tale complessità che per poterle rispettare dobbiamo ricorrere all’intercessione di un qualche istituzione. Di fatto il cittadino e sempre più “soffocato” da leggi e leggine.
Emblematico a questo riguardo è la sottrazione di punti dalla patente che ho ottenuto per la guida della autovettura nel caso in cui commetto un’infrazione andando in bicicletta. Solo la totale mancanza di “fiducia” può generare un tale provvedimento di legge.
Veniamo all’uguaglianza politica. Questo governo ricorre continuamente al “voto di fiducia” sui più importante decreti emanati dal governo. Il potere esecutivo sta prevaricando il potere legislativo. Le conseguenze di questo comportamento potrebbero essere gravi e non voglio affrontare il discorso sulla democraticità di questo esecutivo. Il ricorso alla “fiducia” è comunque un segno inequivocabile che il governo non ha “fiducia” sulle capacità del parlamento e siccome il nostro parlamento ci rappresenta in ultima istanza il governo non ha fiducia in noi.
Questa considerazione ci porta dritto dritto all’ultimo capoverso la quale si richiama al senso di responsabilità e di fiducia di tutti noi come elementi che operano per il bene comune.
Berlusconi ci dice che dobbiamo continuare ad acquistare beni e servizi perché dobbiamo avere fiducia nel futuro, ma è lui stesso che non ha fiducia negli altri.
La fiducia di cui noi abbiamo bisogno è quella nelle istituzioni, non dobbiamo sentirci continuamente presi in giro da questo e quell’altro.
In questo momento Berlusconi ci sta raccontando le “sue verità”, il salvataggio di Alitalia, i rifiuti di Napoli, il terremoto dell’Aquila, la ripresa economica, ecc..
ma potremmo accorgerci che le cose non sono come le racconta o come spera che siano.