giovedì, agosto 14, 2008

Ma ci dobbiamo fidare dei modelli di previsione ?!!

Prendiamo il caso dei cereali
Alla fine del 2006 sul sito web specializzato dell’Unione Europea vengono pubblicati documenti per definire le strategie della UE in materia di biocarburanti.
L’argomento non è nuovo per gli addetti ai lavori e da anni si valutano le reali possibilità per sfruttare risorse agricole a fini energetici. In Brasile si producono rilevanti quantità di etanolo ottenuto dalla fermentazione della canna da zucchero, mentre negli USA l’etanolo viene ottenuto dalla fermentazione dell’amido contenuto nel mais.
Da anni i prezzi dei cereali erano in calo non solo nella UE ma un po’ in tutto il mondo. Le politiche agricole sono rivolte alla graduale liberalizzazione e globalizzazione dei mercati, pertanto tutte le analisi ritenevano che si sarebbe mantenuta la stabilità dei prezzi su livelli bassi. Negli USA si dice che la lobbie dei cerealicoltori preoccupati per il deprimente andamento dei mercati abbiano indotto il “petroliere” Bush a sovvenzionare l’industria dei biocombustibili e di conseguenza il mercato dei cereali.
In pochi mesi tutti queste previsioni ottimistiche rivolte alla diversificazione delle fonti energetiche vengono sconvolte da un inatteso ed esponenziale aumento del prezzo di quasi tutti i cereali.
Il mercato del petrolio si era già mosso, con incrementi, nel 2005 ma dalla primavera del 2007 nel mercato dei cereali non si era visto nulla di simile da decenni.
Il fenomeno rialzo del prezzi parte da Chicago, e tutti gli analisti incominciano ad analizzare il fenomeno. Fiumi di inchiostro per indagare tutte le diverse ragioni, biocarburanti, scarso raccolto in Australia, cambiamenti climatici, la crescita di Cina ed India, insomma chi più ne ha più ne metta.
I mercati a termine semplicemente impazziti.
Nel maggio del 2008 l’USDA pubblica un interessante report in cui sono descritti gli eventi dell’ultimo anno. (Global Agricultural Supply and
Demand: Factors Contributing to the Recent Increase in Food Commodity Prices)
Nelle “stanze” del potere e tra gli addetti ai lavori si affermava che la situazione era critica e che andavano presi provvedimenti urgenti. Tutti erano convinti che ci sarebbero voluti almeno 2-3 anni per dare stabilità al mercato e quindi le previsioni erano per la campagna cerealicola 2007-2008 ancora prezzi alti, anche se non altissimi.
La UE nell’estate del 2007 consente la coltivazione delle superfici a “set a side” che corrispondono a circa il 10% della superficie a cereali.
In certi momenti sembrava il panico, roba da “assalto ai forni” di manzoniana memoria.
In un contesto simile è accaduto esattamente quello che si poteva immaginare anche senza scomodare sofisticati modelli econometrici.
L’industria di trasformazione ne ha approfittato per “ritoccare” listini fermi da tempo. Questo punto può essere oggetto di approfondimenti. I produttori ne hanno approfittato per incrementare le superfici coltivate e soprattutto hanno impiegato più fattori produttivi. Gli incrementi delle rese unitarie sono possibili impiegando più concimi o diserbanti. Le condizioni climatiche sono state generalmente soddisfacenti.
Risultato, si veda il rapporto UE (Previsione sulle rese cerealicole annue) sulla stima delle rese delle principali produzioni rispetto al dato medio degli ultimi 5 anni + 4,8% per il frumento tenero, +12,8% per il frumento duro e il 9,5% per il mais.
I mercati hanno già “fiutato” tale situazione ed i prezzi sono in forte calo.
Le rilevazioni Ismea indicano quotazioni in calo rispetto al 2007 per frumento e mais e si tenga presente che in questo periodo stava iniziando il fenomeno di prezzi al rialzo.
I prezzi attuali non sono affatto remunerativi per gli agricoltori che hanno operato sulla base di indicazioni al rialzo e quindi hanno “sopportato” gli incrementi di spesa per energia e fertilizzanti con la speranza di buoni incassi.
La realtà si sta rilevando ben più amara.
In sostanza i modelli previsionali devono essere utilizzati con grande cautela e ci possono aiutare ben poco quando certe situazioni vengono manipolate da vasti settori affaristici e speculativi.
C'è materiale per riflettere !!!!

Brunetta e il calo dell’assenteismo

Il periodo è vacanziero e la tentazione di allungare le ferie in modo improprio è forte. Il Ministro Brunetta ha trionfalmente reso noto i dati sulle assenze dei dipendenti pubblici sottolineandone la rilevante flessione in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Decreto è entrato in vigore da poco tempo, ma come dice il detto “tanto tuonò che piovve” a furia di parlare di fannulloni, delle assenze ingiustificate, dei certificati medici di dubbia natura qualche risultato è stato raggiunto.
Vi chiedo però se secondo voi la riduzione dell’assenteismo sia poi realmente un vantaggio. Il termine “efficienza” per il burocrate è sinonimo di: “cosa facile resa difficile mediante l’inutile”, quindi avere molti dipendenti pubblici al proprio posto di lavoro potrebbe dimostrarsi a lungo andare disastroso.
Per dimostrare l’utilità della cosa inutile di cui si stanno occupando i burocrati potrebbero escogitare chissà quale diavoleria e di conseguenza i pochi soldi “persi” per una assenza ingiustificata diventano un maggiore onere per tutta la collettività.
Il vero problema delle PA è quello di gestire la cosa pubblica come 50 anni fa.
L’introduzione dell’informatica o di altre procedure informatizzate è solo una “facciata” perché alla fine di tutto il percorso ci vuole sempre una scartoffia, una firma, ci si inventa un modulo e così tutto si complica nuovamente e si giustifica la necessità di un personale esuberante ed inutile in relazione alle cose da fare.
Faccio due esempi.
Il primo riguarda il rilascio per “patentino” per guidare lo scooter. Nella città in cui vivo, forse in altre la cosa è diversa, occorre recarsi alla Motorizzazione con vari documenti, in particolare con la ricevuta del versamento di due bollettini postali identici e quando identici intendo proprio uguali in tutto, importo (se non ricordo male una decina di euro), causale, destinatario ecc.. tengo a precisare che per fare i due versamenti si paga due volte il costo del bollettino (€ 1,50).
Quando mi sono presentato allo sportello ho chiesto ragione dei due bollettini precisando il fatto che se ne poteva fare uno essendo identici. L’impiegato ha sbarrato gli occhi ed ha detto: “impossibile” ed io ho detto:”perché ?”, a questo punto l’impiegato, scocciato di tanta insistenza, mostrandomi un modulo tipo foglio protocollo e con in mano una cucitrice, risponde: “una ricevuta la devo mettere su questa facciata” e da il punto con la cucitrice, “l’altra la devo mettere su quest’altra facciata” e graffa la seconda ricevuta…
Questa è la burocrazia. Non c’è assenteismo che tenga…
Il secondo è più ampio e riguarda l’inutilità delle Province, carrozzoni che costano e basta. Ogni funzionario deve pur giustificare il suo ruolo e la sua funzione quindi ci si inventa di tutto. Si tenga presente che sono istituzioni governate da cittadini eletti e come tali devo pur distribuire soldi a questo e quello.
Non servono a nulla eppure sono lì e anche se tanti in campagna elettorale hanno detto di volerle abolire della cosa non se ne parla.
Ci dica il Ministro Brunetta, quanto ci costano e quanto potremmo risparmiare !!!