mercoledì, gennaio 20, 2010

Mozzarelle “taroccate”: siamo alle solite !

È di ieri la notizia che il Ministro Zaia ha commissariato il Consorzio di Tutela della DOP “Mozzarella di bufala campana”. A quanto pare il Presidente del Consorzio, Luigi Chianese, nel suo caseificio produce mozzarelle DOP che NON rispettano il disciplinare approvato dall’Unione Europea. Quindi le mozzarelle proprio DOP non sono. In sostanza anziché usare solo ed esclusivamente latte di bufala si aggiunge un po’ di latte vaccino, si dice il 20-30 %.

Intendiamoci meglio il latte di vacca che la “diossina” dell'aprile del 2008 (vedi post)

Questo blog di mozzarella se ne è già occupato e credo che questo ciclico ripetersi si situazioni che intaccano l’immagine del food made in Italy non possono considerarsi sempre e solo degli incidenti di percorso dovuti alla dabbenaggine o al delinquere di qualcuno.

Questi episodi testimoniano che questo sistema produttivo fatto solo di immagine, i prodotti tipici sono i migliori del mondo ecc… non può funzionare.

Se si aggiunge latte di vacca alla mozzarella non si danneggia la salute del consumatore, si tratta solo di una truffa. Dato che siamo in Campania è come vendere un capo “taroccato”, in fin dei conti si tratta di un peccatuccio.

Dobbiamo allora renderci conto che non è sufficiente mettere un “bollino” su una confezione per fare il prodotto di «qualità», ma dobbiamo dare origine ad un sistema completo ed integrato che sappia valorizzare e vendere il prodotto esaltandone le caratteristiche peculiari.

Conquistare i mercati è difficile e questi episodi discreditano l’intero settore, quando ci si renderà conto che non è possibile continuare con furbizie e stratagemmi?

lunedì, gennaio 18, 2010

Liberalizzare le rette universitarie

Francesco Giavazzi su “la Voce.info” propone la rimozione dei vincoli normativa che impediscono alle Università di aumentare le rette.

La proposta è condivisibile ma deve far parte di una più organica revisione delle modalità di finanziamento dell’Università. Il costo di 7 mila euro è un dato medio. Credo che il costo presenti una variabilità molto accentuata da Ateneo ad Ateneo da Facoltà a Facoltà. Un altro aspetto importante che influenza il costo medio è il numero di studenti “fuori corso”, questi si possono considerare come studenti “finanziatori”. Non utilizzano docenti e strutture e continuano a pagare.

Il “costo” andrebbe calcolato non sugli studenti iscritti, ma sui laureati. Teniamo presente la drammatica percentuale degli abbandoni tra il 20 e il 30% sugli iscritti al 1° anno.

Se si vogliono “liberalizzare” le tasse di iscrizione si dovrebbe mettere un tetto alla durata dell’iscrizione nell’Università. Ci sono studenti che risultano iscritti in corsi triennali da oltre 6 anni. È giusto prevedere eccezioni per particolari situazioni, es studenti lavoratori, problemi di salute, ecc, ma per la maggior parte va posto un limite. Il processo formativo nell’Università deve tener conto del processo di apprendimento. Il ministero ha posto limiti cogenti nel numero di esami per il conseguimento della laurea, ma sappiamo che ogni insegnamento, in molte Università è ridotto ad uno spezzatino di moduli e per ciascuno e prevista una prova scritta e orale. In questo contesto i tempi si allungano, meglio per le Università peggio per gli studenti che continuano a pagare..

sabato, gennaio 09, 2010

Un mondo migliore?

Mio figlio venticinquenne è rientrato a casa alle 5 del mattino dopo una “nottata” in discoteca. Cosa c’è di strano?, nulla.

Io e mia moglie siamo alle 8 di sera siano andati al cinema a vedere il film Brothers del regista Jim Sheridan. La trama è semplice. Un ufficiale americano innamorato della bellissima moglie, catturato in Afganistan dai talebani, è costretto ad uccidere il soldato che lui stesso aveva salvato. Per chi è mosso da un cieco fanatismo cosa c’è di strano in un forma di così crudele tortura?, nulla.

Queste due brutali, ma al tempo stesso semplici risposte ci devono far riflettere.

In un mondo globale questi due estremi non possono coesistere, lo scontro non può che essere inevitabile. La nostra civiltà occidentale non potrà mai comprendere l’integralismo mussulmano, così come la civiltà mussulmana non potrà mai comprendere la “dissolutezza” occidentale.

Il Presidente Obama ha dichiarato che combatterà i terroristi di Al Qaeda ovunque, Afganistan, Yemen e Somalia e questa decisione la condivido e la appoggio, ma al tempo stesso dobbiamo combattere una guerra interna alla nostra società contro la dissolutezza, la corruzione di principi morali, la negazione di valori etici universali.

Contro la guerra ricordo due letture, una è senza dubbio poco nota e si riferisce al saggio del 1972 di Padre Aldo Bergamaschi - Quale storia insegnare? Collana "Piccola biblioteca pedagogica", n. 26. Edizioni "Nuova rivista pedagogica", Roma, 1972. 26 pp; l’altra molto più nota e famosa fa riferimento all’epilogo del romanzo Guerra e pace di Tolstoj.

Questi due personaggi che considerano grandi pensatori si chiedono il perché delle guerre. Per Padre Aldo Bergamaschi le ragioni vanno trovate nel concetto lacerante di nazione che è totalmente contrario all’universalità del messaggio evangelico, mentre per Tolstoj le ragioni vanno ricercate nell’uomo, nei potenti in coloro che hanno la responsabilità della società.

Le guerre non risolvono i problemi ma diventano inevitabili quando le differenze tra due società, o meglio le espressioni dei modi di vivere sono troppo distanti. In tempi passati due “mondi” diversi potevano anche convivere perché ognuno poteva starsene isolato. Oggi tutto questo è impossibile e quindi lo scontro diventa inevitabile.

La nostra società deve fare assolutamente qualche cosa, non è possibile che gli anni migliori dei nostri ragazzi, il tempo migliore della loro esistenza venga buttato via in nottate passate in una discoteca. Dobbiamo chiederci perché tanta gioventù passa ore a stordirsi di alcool o musica assordante dai ritmi tribali e sincopati. Io non so formulare una risposta, ma sono certo che tutto questo non porta a nulla di buono.

La nostra società è “malata” ed i sintomi si vedono nella gioventù e come è giusto difendersi dai terroristi così dobbiamo però trovare i modi per sconfiggere un male ben più oscuro che ci corrode dall’interno che lentamente ma inesorabilmente distrugge valori etici e morali universali sapientemente sviluppati grazie all’opera di tanti uomini.