martedì, gennaio 01, 2019

Primo post dell'anno, addio alla democrazia.


Il 2018 è finito con l'approvazione, scontata, della legge di bilancio. Il parlamento è stato per l'ennesima volta privato del suo ruolo fondamentale, come teorizzato negli stati democratici, che è quello di rappresentare il popolo. Dal 4 marzo è apparso sempre più chiaro che il potere esecutivo (Governo) intende esercitare anche il potere legislativo (proprio del Parlamento, e salvo situazioni eccezionali), sono infatti due gli slogan che si alternano, quello di "governo del cambiamento" e "governo del popolo". Tra le affermazioni di Beppe Grillo dopo il 4 marzo c'è anche quella nella quale dice che i parlamentari si potrebbero estrarre a sorte, perché la loro funzione è solo quella di schiacciare un bottone sulla base delle indicazioni ricevute dai "capi". Alla faccia del fondamentale principio della autonomia e indipendenza dei tre poteri fondamentali dello Stato, quello esecutivo, legislativo e giudiziario.
Alla votazione sulla fiducia al governo mancavano all'appello 10 deputati del M5S, e ieri ne sono stati espulsi 2 ai quali si sono aggiunti 2 senatori. Il movimento / partito si sostituisce al giudizio degli elettori, scherziamo?!!! e questo dovrebbe essere un movimento democratico? Ne dubito fortemente.
I leader politici al governo enfatizzano i contenuti di questa manovra economica e finanziaria ma basta un dato per capire che ci stanno prendendo in giro.
La legge ipotizza il rapporto deficit PIL al 2,04 %.
Questo numero viene sempre espresso in positivo ma il significato è profondamente negativo.
Il deficit è la differenza tra quanto entra e quanto esce dalle casse dello Stato, ovvero le uscite sono maggiori delle entrate, quindi si registra una perdita.
La perdita ammonta al 2,04% rispetto alla ricchezza prodotta dalla nazione nel 2019. Nel 2018 il PIL italiano è stimato in ca. 1.745 miliardi di euro. Per farla breve e con un calcolo banale vuol dire che il disavanzo del bilancio dello Stato è pari a oltre 35 miliardi di euro. Questi sono soldi che "qualcuno" deve "prestare" allo stato. Pensate che Di Maio si vanta di "aver" trovato i soldi e Salvini ci racconta la frottola di aver "restituito" agli italiani 20 miliardi di euro.
Il disegno strategico di questo governo è tutto un azzardo: la spesa assistenziale che diventa fattore di crescita (cosa che non si è mai verificata in un'economia di mercato); la vittoria dei partiti populisti alle europee di maggio per annullare il controllo della UE sulle politiche economiche nazionali, ma nessuno dei leader politici europei amici di Salvini e Di Maio sono disposti a mettere a rischio la stabilità dell'euro per dar seguito alle politiche economiche dissennate del nostro governo; la mancanza totale di una forza alternativa a questo governo.
L'unica minaccia a questo esecutivo potrebbe venire dai parlamentari giallo verdi nel caso in cui i risultati dell'azione di governo si dovesse dimostrare catastrofica nel giro di pochi mesi. Calo del PIL, aumento della disoccupazione, crollo degli investimenti spread sopra quota 400. Si tratta di uno scenario inquietante e nessuno può auspicarlo ma non può essere scartato.
Ci attende un 2019 veramente difficile.