I prodotti
agricoli biologici sono ottenuti nel rispetto di una normativa europea
consolidata. Si consulti il sito
https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/farming/organic-farming/becoming-organic-farmer_it
e si
potranno avere tutte le informazioni di dettaglio.
Da un punto
di vista chimico e biochimico i prodotti “biologici” non sono differenti da
quelli ottenuti con tecniche agronomiche convenzionali, così come ha scritto
nelle Linee guida per una sana alimentazione il Centro di Ricerca e Nutrizione del CREA (Centro
di Ricerca in Agricoltura e anali dell’economia Agraria) a pag. 49 scrive: “Dal
punto di vista nutrizionale, ad oggi, la ricerca non ha riscontrato differenze compositive
significative tra prodotti biologici e convenzionali”
In
definitiva la produzione biologica è una “tecnica produttiva” che deve essere
certificata, da un ente terzo, in quanto mancano riscontri oggettivi e
scientificamente dimostrabili in grado di identificarli. Facciamo un esempio: se
compro una patata “bio” e una patata “non bio”, posso fare tutte le analisi
chimiche e microbiologiche, attualmente note, ma non troverò valori differenti.
Eventualmente nella patata “non bio” potrò trovare dei residui di fitofarmaci
entro i livelli stabiliti dalla legge che non si devono trovare nelle patate
“bio”. In ogni caso non è detto che in una produzione convenzionale si trovino
residui. Altro esempio, il latte destinato a Parmigiano Reggiano è identico sia
che provenga da una produzione convenzionale che da una produzione “bio”.
Il
consumatore è “attratto” dalla produzione “bio” perché ha fatto sua la
cosiddetta “norma di precauzione”, ovvero, siccome al momento non ci sono prove
scientifiche che un eventuale fattore utilizzato per la produzione possa, in
futuro, provocare danni alla mia salute preferisco non rischiare e consumare un
prodotto ottenuto secondo tecniche certificate.
Attenzione,
produzione “bio” non vuol dire prodotto ottenuto senza impiego di fertilizzanti
o fitofarmaci, ma ottenuto con determinati prodotti che attualmente si
ritengono praticamente innocui, o comunque senza alcuna conseguenza per la
salute umana.
Il “bio”
può piacere o non piacere, però se c’è chi lo vuole e lo paga nessun problema.
Siccome i
parlamentari che ci rappresentano in Italia e in Europa ci tengono alla salute
dei propri elettori hanno ritenuto opportuno “sostenere” le produzioni
certificate con aiuti e sovvenzioni. Di soldi se ne spendono tanti e per tante
stupidaggini, non è certamente il “biologico” che ci manda in rovina.
Veniamo ora
al “biodinamico”. Qui le cose si complicano. Non solo dobbiamo fare riferimento
alla “norma di precauzione” ma anche a quelle credenze che nulla hanno a che
fare con la scienza ma che, per alcuni o in alcune circostante, fanno parte della
nostra vita.
Quale
dimostrazione scientifica ha la credenza che porta iella il gatto nero che ti
attraversa la strada?. E ancora, è bello vedere una stella cadente ma si mai
avverato il desiderio che avete immaginato e non detto? È bello crederci, per
un attimo, un sogno ad occhi aperti, e per quella frazione di tempo siamo
appagati e felici. Ognuno di noi può credere che le pratiche esoteriche della agricoltura
biodinamica rappresentano una tecnica produttiva che ci fa sentire in armonia
con il cosmo. Possiamo credere alle streghe ma la questione è diventata grave
quando la Chiesa ha deciso, per legge, che le streghe dovevano essere bruciate
vive.
La nostra
società si è evoluta e oggi a nessuno verrebbe in mente di fare una legge che stabilisce
chi è strega e chi no.
Le norme attuali consentono all’associazione dei produttori biodinamici di darsi uno statuto nel quale sono stabilite le regole del biodinamico e possono anche attivarsi con tutte le forme di controllo e di pubblicità per il loro prodotto.
Non possono
però pretendere che un parlamento legiferi sul “nulla”, su “credenze” sarebbe
un precedente pericolosissimo.
Passare dal
biodinamico al “bruciamo le streghe” il passo è più corto di quello che sembra.
L’Italia, che
in questo momento ha chiesto e ottenuto oltre 200 miliardi di euro per l’innovazione
tecnologica e la conversione ad una economia “sostenibile” corre il rischio di
perdere tutta la credibilità e l’affidabilità che ha riscosso grazie all’autorevolezza
del premier Draghi.
I nostri parlamentari devono tener conto di questo aspetto prima di approvare il DDL che contempla le norme sulla produzione "biodinamica"
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