lunedì, agosto 23, 2021

L’origine e cause della povertà delle nazioni. La religione – risultati e considerazioni

I talebani hanno conquistato con le armi il governo dell’Afganistan. Per questa guerra durata quasi 20 anni può valere la frase scritta da Papa Benedetto XV nella lettera del 1° agosto 1917 ai Capi dei popoli belligeranti: “…. di giungere così quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage.” https://www.vatican.va/content/benedict-xv/it/letters/1917/documents/hf_ben-xv_let_19170801_popoli-belligeranti.html

Non voglio entrare nel merito del conflitto afgano, scrissi un post nel lontano 2009. Vi consiglio di leggerlo perché credo di aver ben sintetizzato quanto accadeva e quello che è avvenuto. In tutto questo tempo le forze occidentali non hanno saputo o voluto risolvere i problemi che avrebbero potuto modificare il contesto globale per una vera svolta socio-economica del paese.  (leggi il post: http://www.nuovaetica.info/2009/09/una-preghiera-per-i-soldati-morti-nel.html )

Nel riflettere su questo evento mi sono posto un quesito su un argomento molto delicato, forse non esiste una risposta perché sono tanti gli aspetti etico e sociali da prendere in considerazione.

La religione praticata può influire sulla ricchezza e il benessere delle nazioni e dei suoi abitanti?

Per rispondere ho seguito un approccio metodologico molto pragmatico, illustrato nel post precedente, spero di non essere frainteso nel rispondere alla domanda perché ho un assoluto rispetto dei credenti, dei non credenti e degli atei.

Le elaborazioni fatte riguardano due variabili quantitative, il PIL e la popolazione, e due variabili qualitative, la religione e il livello di reddito.

Il PIL è un indicatore soggetto a tante osservazioni e critiche ma, proseguendo nel pragmatismo, faccio mio il detto di mia nonna: “I soldi non fanno la felicità ma calmano i nervi”…

Si tenga presente che il PIL corrisponde al “prodotto lordo” ottenuto da tutte le attività produttive di una nazione, è l’ammontare di danaro che ci permette di prendere delle decisioni su come e dove destinare le nostre risorse in funzione di obiettivi e strategie. Un parte va in consumi, un’altra in investimenti e un’altra ancora in welfare e così via.

Alcuni dati.

Il PIL mondiale nel 2019 (a valori costanti $ 2010) è pari a quasi 85 trilioni ($84.965.800.000.000). Il PIL degli USA è di 18,3 trilioni, il 21,06% del totale; il PIL della Cina è di 11,5 trilioni pari al 13,6%.Il PIL di alcune nazioni dell’Europa, Germania, Francia, Italia e Regno Unito, rispetto al totale è rispettivamente pari a 4,6% (Germania), 3,5% (Francia), 2,5% (Italia) e 3,4% (Regno Unito). Il PIL della super potenza Russia è pari al 2,1 % del totale.

Il numero di abitanti è un altro parametro quantitativo molto importante. Sulla base dei dati della World Bank (WB) nel 2019 la popolazione mondiale ha raggiunto i 7,67 miliardi. Il 18,2% sono cinesi, la popolazione degli USA pari a poco più di 328 milioni rappresenta il 4,3% del totale.

Utilizzando le 4 variabili sopra elencate sono state redatte due serie di tabelle, nella prima si riporta popolazione e PIL per religione, nella seconda serie viene preso in considerazione anche il livello di reddito con il quale la WB classifica le nazioni.




Le Tabelle 1a e 2a riportano i valori assoluti delle elaborazioni fatte per i due periodi analizzati, i trienni 2017-2019 e 1999-2001. Un a prima considerazione degna di nota in 18 anni (2000 – 2018 anno centrali dei periodi) il PIL mondiale aumenta di quasi 33 trilioni di dollari (a valori costanti). La popolazione mondiale cresce di ca. 1,4 miliardi di persone. La maggior parte delle nazioni, 83 su 177 sono classificate come cristiane, 33 sono classificate come Senza religione ufficiale. Le nazioni islamiche sono 37. A seguire quelle buddiste ed induiste 10, quelle con religione politica 5 quelle non classificabili 4 ed una sola è di religione ebraica. Le considerazioni su Israele devono per ovvie ragioni tener conto di tale unicità.

I dati presenti nella tabella 2a mettono in evidenza che 103 nazioni su 177 sono comprese tra quello ad alto reddito o comunque con una capacità di reddito superiore alla media. In riferimento alla religione cristiana le nazioni, dei due gruppi precedentemente citati, rappresentano il 70% in termini numerici, il 67% della popolazione e ben il 97% del PIL rispetto al totale di tutte le nazioni cristiane.

Per le nazioni appartamenti alla religione islamica si realizza una situazione molto meno definita ben 21 nazioni su 37 sono comprese nelle nazioni con livello di reddito basso e inferiore alla media; popolazione pari all’81% e PIL pari al 47% rispetto al totale del gruppo delle nazioni islamiche.

L’ammontare del PIL e della popolazione, come si può osservare nelle tabelle 1b e 2b, non è certamente distribuito in modo omogeneo.


Analizzando la tabella 1b si può facilmente rispondere che la religione è un indicatore della ricchezza. I dati mostrerebbero che, fatta eccezione per lo stato di Israele, tanto più la religione è alla base dei rapporti sociali tanto meno si è in grado di creare ricchezza.

Si potrebbe concludere che la religione è una componente della società che limita lo sviluppo delle nazioni.

Gli stati senza religione ufficiale hanno raggiungono il PIL pro-capite decisamente più elevato. Tra queste nazioni sono compresi gli USA che hanno un peso economico elevatissimo. Se dalla elaborazione si sottrae il PIL degli USA si ottiene una riduzione del PIL pro-capite di ca. 10.000 dollari e ciononostante questo gruppo di nazioni mantiene il primato della ricchezza.

Nel periodo 2019-2017 nelle nazioni nelle quali si pratica la religione islamica il PIL pro-capite è più di 3 volte inferiore a quello delle nazioni cristiane e i ben 6 volte inferiore a quello delle nazioni Senza religione ufficiale.

Il PIL pro-capite dell’Afganistan nel 2019 (nazione non compresa nelle elaborazioni perché non ci sono dati economici per il triennio 1999-2001) è tra i più bassi del mondo pari a $ 573,29. L’Iran che vorrebbe detenere un ruolo egemonico ha un PIL pro-capite di poco superiore ai 5.900 dollari quindi ben lontano dalla media mondiale e poco superiore alla media delle nazioni islamiche. Afganistan e Iran sono delle teocrazie pertanto credo sia lecito chiedersi se la loro bassa capacità di generare ricchezza è condizionata dall’atteggiamento vessatorio delle nazioni occidentali oppure dalla religione che condiziona ogni aspetto della società, dai processi innovativi di tipo tecnologico alla istruzione.

La libertà di culto, anche se in presenza di alcuni condizionamenti, è senz’altro un diritto fondamentale nelle nazioni Senza religione ufficiale e in quelle a religione Cristiana. Nel triennio 2017-2019 queste nazioni hanno il 36,3% della popolazione e il 70% del PIL mondiale. Nel triennio precedente questi due gruppi di nazioni avevano il 37,1% della popolazione, quindi poco più del triennio 2017-2019, e ben il 84,1% del PIL.

 

Integrando le informazioni contenute nella tabella 1b con quelle della tabella 1c si può concludere che nel periodo le nazioni appartenenti ad alcune religioni hanno conseguito dei considerevoli aumenti di PIL.

Ad esempio le 5 nazioni a Religione politica sono i colossi asiatici Cina e Korea del Sud. In 18 anni il loro PIL è triplicato.

La crescita più contenuta si realizza nelle nazioni cristiane in cui il PIL complessivo aumento solo del 35,5% e quello pro-capite di poco più del 8,2%.

L’entità della crescita del PIL delle nazioni appartenenti alle differenti religioni è altresì messo in evidenza dal tasso di variazione medio annuo.

La riduzione dei tassi di crescita nei paesi Senza religione ufficiale può essere dovuto al fatto che partendo da livelli tanto elevati risulta più difficile continuare nella crescita. In poche parole con un esempio, se non sono allenato ci impiego un’ora a fare di corsa un tratto di 6 km, con un po' di allenamento in un mese poi posso arrivare a metterci solo 45 minuti. Per diventare più veloce ed impiegare solo 30 minuti dovrò allenarmi duramente e forse ci metterò 6 mesi e al termine del periodo non sono sicuro di aver raggiunto l’obiettivo sperato.

Più difficile è spiegare il basso tasso di crescita delle nazioni cristiane. La nostra “visione del mondo” forse condizionata dal nostro credo religioso potrebbe aver avuto come conseguenza la cauta accettazione di tutte le opportunità offerte dalla globalizzazione. La religione ci ha reso più conservatori e quindi ci siamo accontentati di quello che avevamo. Forse un po' inconsciamente ci siamo comportati in modo “cristiano”. Queste considerazioni contengono veramente molti “forse”, me ne rendo conto. Affermare che la religione condiziona la sviluppo economico è un ragionamento veramente provocatorio.

Per verificare la risposta al mio quesito ho integrato le informazioni presentate con la seconda variabile qualitativa rappresentata dal livello reddito indicato nelle analisi della WB. Ho redatto le tabelle 2b e 2c.

La buona performance di crescita delle nazioni islamiche, vedi tabella 2c, è anche dovuta al fatto che il livello di partenza era decisamente basso.

Le nazioni appartenenti alle altre religioni hanno comunque realizzato performance di crescita molto buoni anche se i livelli del PIL pro-capite sono ben più bassi rispetto alle nazioni Senza religione ufficiale.

La popolazione delle nazioni a basso reddito, (Lower middle income e Low income), è il 50,2% del totale della popolazione mondiale ma produce solo il 9,7% del PIL mondiale (tabella 2b). La popolazione delle nazioni Senza religione ufficiale dei due gruppi reddituali è pari al 25% e il PIL è l’1,9% del totale, quindi anche queste nazioni soffrono per la povertà. Come si può verificare dal prospetto classificatorio con l’elenco delle nazioni le nazioni di questi gruppi vivono situazioni molto complesse per le quali certe “etichette” sono decisamente improprie.  (Federated States of Micronesia, Plurinational State of Bolivia, Republic of Cameroon, Republic of Nicaragua, Republic of Niger, Republic of Senegal, Republic of Sierra Leone, Republic of the Philippines, Socialist Republic of Vietnam, The Independent State of Papua New Guinea).

La sfida delle generazioni future è quella di elaborare politiche economiche e sociali in grado di ridurre sia le diseguaglianze tra le nazioni, sia quelle nelle nazioni, ma dopo questa lunga disamina sui dati concludo, pur tra dubbi e incertezze, che la religione, quando permea in modo rilevante la società civile, può diventare una componente di freno allo sviluppo e quindi fattore che accentua la disuguaglianza.

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