domenica, marzo 06, 2022

Putin il “conquistatore”: un pezzente !

Le guerre si iniziano con vari pretesti. Raramente il casus belli è motivato da ragioni che si riferiscono ai valori inalienabili dei diritti delle persone, ma non voglio addentrarmi in una analisi che sarebbe troppo lunga e non finalizzata agli attuali drammatici eventi.

L’attuale invasione, del preponderante esercito Russo, della Ucraina è da condannare senza se e senza ma.

Mi chiedo quali sono i motivi che hanno portato Putin ad una azione così folle.

Voglio riportare una semplice analisi economica che forse mette in evidenza le ragioni economiche della guerra.

I dati della World Bank sono molto utili per analisi comparative. Nella analisi tutti i valori sono riferiti al dollaro in valori costanti 2010.

Come evidenziato dalla tabella 1 nel 2019 (anno pre-pandemia) il PIL della Russia è pari a poco meno di 1.460 Mrd (miliardi) di dollari. Quindi ben lontano dagli oltre 13.000 Mrd della UE, o dagli oltre 19.000 Mrd degli USA. Il PIL dell’Italia, nel 2019, è pari a 1.915 Mrd di dollari quindi ben superiore a quello della Russia.

Anche come reddito pro-capite le cose sono abbastanza critiche, quello della Russia è un sesto di quello USA e un terzo della UE a 27 (Regno Unito escluso).

I dati relativi al 2020 mettono in evidenzia le conseguenze globali della pandemia. Le variazioni anno 2020 su 2019 sono riportate nella tabella 2 e come si può leggere ci sono due eccezioni. La prima è rappresentata dalla Lituania il cui PIL diminuisce di solo 0,1%; la seconda riguarda l’Italia che con un calo del PIL dell’8,9% guida la triste classifica del maggiore calo tra i paesi analizzati.

Analizzando l’andamento del PIL nel periodo 2000 – 2019 è si evidenzia come i 9 paesi appartenenti all’ex “Patto di Varsavia” e quindi di fatto soggiogati alla politica economica sovietica hanno saputo riscattarsi con risultati economici incredibili. (vedi tabella 2).

Solo repubblica Ceca e Ungheria registrano un incremento del PIL inferiore alla Russia.


Nel 2019 il PIL totale dei 9 paesi usciti dalla sfera sovietica hanno un PIL pari a poco più di 1.400 Mrd che sarebbe il 97% del PIL russo. La popolazione di questi 9 paesi è di 96 Mln quindi i due terzi di quella russa.

Il disegno imperialistico di Putin è abbastanza chiaro, e i dati economici lo dimostrano. Ricostruire la grande area di influenza economica a cui la Russia è stata costretta a rinunciare con il crollo del regime sovietico.

Putin colpevolizza i paesi suoi vicini per aver aderito al sistema difensivo NATO, in realtà quello che più teme si riferisce ai massicci investimenti che l’Europa ha deciso nell’ambito delle energie rinnovabili. Se diventiamo meno dipendenti dal gas russo la sua economia ne risentirebbe enormemente.

Gettare scompiglio, paura e caos può essere molto vantaggioso.

Il contesto economico attuale sta condannando la Russia ad un ruolo secondario e Putin vuole ribaltare questo stato di cose ricorrendo alla forza e alle armi del suo enorme arsenale militare.

L’economia russa non può permettersi né una guerra di lunga durata ne una guerra su di uno scenario globale.

Le attuali sanzioni, ma soprattutto una accelerazione negli investimenti energetici potrebbero rappresentare una risposta adeguata.

Putin vuole fare con l’occidente come il gatto con il topo. Farci “morire” lentamente dopo una serie di cinici “tira e molla”.

Lo sappiamo e allora mettiamo in campo, per evitare la terza guerra mondiale, le strategie del topo. Fingiamoci “morti” non esacerbiamo il conflitto con riferimenti ai valori democratici che ci contraddistinguono, ma rimbocchiamoci le maniche per dimezzare in 3-5 anni il nostro deficit energetico e in 10 anni arrivare alla autosufficienza energetica, nel 2030 a Putin non rimarranno che armi spuntate.

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